#IoAccolgo, dare voce agli ultimi

Migranti, casa, rifiuti: l’agenda del Comitato romano della campagna, nato poco prima di Natale. In agenda iniziative pubbliche, per «allacciare relazioni»

Fare squadra tra associazioni – cattoliche e non – che operano sul territorio per far fronte a svariate emergenze. Promuovere la dignità e i diritti delle persone. Dare voce all’esercito di cittadini che quotidianamente si spende in difesa degli ultimi. Garantire un’adeguata ed efficace accoglienza e integrazione degli stranieri nel tessuto sociale e culturale cittadino. Avviare un dialogo con le istituzioni, a partire dal sindaco Virginia Raggi e dal prefetto di Roma Gerarda Pantalone. È questo lo spirito che alimenta il Comitato romano della campagna #IoAccolgo nato formalmente poco prima di Natale. Una cinquantina gli enti che hanno deciso di fare rete, tra i quali Caritas Roma, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Acli Roma, ma anche Medici senza frontiere, Focsiv, Lunaria, solo per citarne alcuni.

La campagna nazionale, spiega il coordinatore Filippo Miraglia, si basa sul lavoro territoriale. «I comitati locali – afferma – opereranno nel solco degli obiettivi prefissati da #IoAccolgo, una campagna nata in seguito all’entrata in vigore dei decreti sicurezza». Miraglia rimarca la preoccupazione delle organizzazioni promotrici dell’iniziativa «per il clima che si respira nel Paese a causa della continua criminalizzazione degli stranieri, che si porta dietro sentimenti di odio e di rancori diffusi». Apprensione anche per il sistema di accoglienza e per «le sorti delle persone e dei territori coinvolti».

Tante le questioni sul tavolo del neonato Comitato che richiedono risposte immediate, come l’emergenza casa, quella dei rifiuti, l’emergenza freddo – che a Roma ha già fatto una vittima a Tor Bella Monaca – e l’accoglienza dei migranti. Grazia Naletto, responsabile dell’area migrazioni e lotta al razzismo di Lunaria, evidenzia che la Capitale «è stata una delle città maggiormente colpite dal rigurgito di xenofobia e razzismo». L’associazione di promozione sociale negli ultimi mesi ha riscontrato «diversi casi di violenza anche fisica nei confronti di cittadini stranieri e il clima che si respira è preoccupante». Per mitigare la diffidenza e le ostilità e facilitare una reciproca conoscenza, Naletto spiega che il comitato romano di #IoAccolgo è già al lavoro per «intervenire sulle narrazioni distorte che derivano dal dibattito politico, che influenzano l’opinione pubblica e aumentano un’insensata paura verso gli stranieri».

Nelle prossime riunioni il comitato ha già in calendario la programmazione di varie iniziative negli spazi pubblici della città. «Il nostro obiettivo è creare occasioni di incontro per allacciare relazioni – aggiunge -. Vogliamo anche diffondere informazioni corrette sulla situazione dei migranti che vivono a Roma. Stiamo tentando di fare una mappatura delle attività, dei servizi e dei progetti gestiti dalle organizzazioni del comitato nell’ambito dell’accoglienza e della lotta al razzismo. Dobbiamo far emergere quanto di buono viene fatto».

Avviare una fase di accoglienza che punti all’integrazione è anche l’obiettivo del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia. Per la responsabile della comunicazione Donatella Parisi, è importante dare voce «a tutta quella parte d’Italia che quotidianamente fa esperienza di accoglienza, inclusione, relazione con i richiedenti asilo e i rifugiati». Per il Centro l’entrata in vigore dei decreti sicurezza, il clima di paura, di odio e di stigmatizzazione degli stranieri, l’uso di un linguaggio che «fa credere di essere in una perenne emergenza», fanno venire meno «il principio che non c’è accoglienza senza integrazione. Il grande assente, il grande escluso e il grande condannato di tutto il dibattito sull’immigrazione è il tema dell’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati». La proposta del Centro è quella di «puntare sull’accoglienza progettuale e diffusa in modo tale che l’inclusione non spaventi, non rappresenti un problema ma possa essere un’opportunità di conoscenza e di scambio».

Il “cartello” #IoAccolgo a livello nazionale è nato anche per volontà delle Acli, tra le prime a confluire nel comitato romano. «Condividere per moltiplicare» il motto di Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, secondo la quale «nella Capitale c’è un disagio serpeggiante che tocca tutte le fasce sociali». Per questo ritiene «fondamentale la nascita di un comitato di coordinamento e di raccordo» che metta insieme più organizzazioni, «alcune con ancoraggi valoriali comuni, altre con ancoraggi valoriali differenti». Enti che quotidianamente operano sul territorio e che ora «si incontrano sul terreno comune della promozione e della centralità della dignità della persona». Un impegno che per Borzì si inserisce nel cammino proposto per l’anno pastorale alla diocesi sull’ascolto del grido della città. «Siamo tutti interessati ad andare incontro alle periferie geografiche ed esistenziali di Roma – conclude -. Queste purtroppo non insistono fuori dal Raccordo o dalla Ztl ma incontriamo tanti poveri anche agli angoli delle strade del centro di Roma».

13 gennaio 2020