«Investire sulla formazione»: l’appello delle salesiane

Concluso all’Auxilium il convegno promosso dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 150° di Fondazione. Il dialogo fra il sistema preventivo e le sfide di oggi

«Investire più decisamente sulla formazione perché il mondo cambia velocemente e la complessità non si affronta solo con la buona volontà, ma con una formazione qualificata, continuamente aggiornata. Ci vogliono “visioni ampie”, solida cultura, saggezza, senso critico e propositivo che apra orizzonti e nutra sogni. Ci vuole coerenza e forza di testimonianza per essere efficaci». Con questa convinzione madre Chiara Cazzuola, superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice e gran cancelliere della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma, indica una prospettiva di futuro per l’istituto che nel 150° dalla fondazione intende rilanciare la missione educativa nei contesti socioculturali e geografici.

L’occasione è la giornata conclusiva del convegno internazionale “L’apporto delle Fma all’educazione (1872-2022). Percorsi, sfide e prospettive”, promosso dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e organizzato dalla Facoltà da domenica scorsa a oggi, 30 settembre. Coniugando la memoria con un rinnovato impegno per il futuro, l’evento ha intrecciato diversi registri: quello storico, che ha evidenziato l’impegno per l’educazione di generazioni di educatori ed educatrici che nei cinque continenti hanno saputo accompagnare i giovani; pedagogico, in cui si sono sollevate domande stringenti su quale formazione garantire per restare all’altezza delle esigenze giovanili; infine, l’orizzonte dell’esperienza con la presentazione di due ricerche esplorative.

Maria Teresa Spiga, docente di sociologia all’Auxilium, ha commentato dati statistici che raccontano la vita dell’istituto attraverso persone, case, opere. È stato un “entrare dentro” alla vita delle comunità in cui si sono succedute le generazioni delle religiose a quella delle giovani che da loro sono state accolte, educate, accompagnate nelle scelte fondamentali della vita. La ricerca ha raccolto un’imponente quantità di informazioni che sono state organizzate tenendo conto sia di quelle degli anni dei decenni dal 1880 al 2020 sia di quelle parziali degli anni 2021 e 2022 per le salesiane, per le case e le opere. «Se da una parte – ha affermato – i dati permettono di ripercorrere la storia e la geografia, dall’altra parte incoraggiano a guardare al futuro dell’istituto, a ipotizzare nuove vie per l’inculturazione del carisma, a escogitare quali cambi di mentalità sono necessari per intercettare oggi e domani il mondo giovanile».

Il 28 settembre è stata presentata la ricerca esplorativa “Educare. Non è dato, ma conquistato” progettata e realizzata da una équipe internazionale di 24 studiose appartenenti ad alcune istituzioni educative e formative dell’Istituto che hanno aderito all’iniziativa su proposta di alcune docenti e ricercatrici della facoltà. L’indagine ha coinvolto circa 500 tra religiose e laiche/laici di 72 Paesi che hanno partecipato come partner e non solo come oggetto di studio. Obiettivo: esplorare tra le religiose e i collaboratori laici come sono “pensati” e come sono “applicati” alcuni nuclei del sistema preventivo, cioè alcune modalità peculiari del modello educativo e formativo salesiano, vissuto oggi nelle comunità educanti, che operano in contesti educativi e formativi con adolescenti e giovani. Dai 76 focus group in 10 lingue, dalle 120 ore di registrazione trascritte, un totale di 3.182 risposte e 539 mila parole, emerge la vivacità e la varietà del modello educativo salesiano e la consapevolezza dell’urgenza di appropriarsi di un agire sempre più competente nell’educare – rileva  Enrica Ottone, docente di Pedagogia sociale all’Auxilium.

Le due indagini si sono inserite in un percorso che ha visto 270 partecipanti in presenza provenienti da circa 70 Paesi; 1065 iscritti online; 5 lingue di traduzione simultanea; 45 relatori e relatrici di provenienza internazionale. E ancora, numerosi ambasciatori e ambasciatrici presso la Santa Sede, esponenti della congregazione salesiana, studiosi e studiose. Tre sessioni, un unico filo rosso: mettere in dialogo il sistema preventivo con le sfide contemporanee all’educazione dei giovani. «Reinterpretare nell’oggi il sistema preventivo, quell’essere buoni cristiani e onesti cittadini, significa sviluppare nelle giovani generazioni processi di corresponsabilità nell’azione sociopolitica. È questo uno degli impegni della facoltà per il futuro che ci attende», ha affermato la preside Piera Ruffinatto, sottolineando come l’educare sia «la via migliore per collocarsi nel mondo e trasformarlo».

30 settembre 2022