Insulti antisemiti all’Olimpico. Spreafico: «Vergogna»
L’immagine di Anna Frank con la maglietta della roma, insieme a insulti di ogni tipo lasciati dai tifosi laziali alla Curva Sud dello stadio. Il presidente Mattarella: «Disumano e allarmante». Ruth Dureghello: «Questo non è sport»
Cita il Talmùd, il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), per commentare la vicenda degli adesivi antisemiti lasciati dai tifosi laziali nella Curva Sud dello Stadio Olimpico dopo la partita di domenica 22 ottobre con il Cagliari, giocata con la curva Nord, quella tradizionale dei sostenitori biancocelesti, squalificata per razzismo. «Ci sono persone vive che sono come morte e ci sono persone morte che restano sempre vive». Il riferimento è alla visita annunciata per questa mattina, martedì 24 ottobre, dal presidente della Lazio Claudio Lotito, accompagnato da una delegazione del club, alla Sinagoga di Roma per deporre una corona di fiori all’esterno del tempio. «Se fossi un rappresentante della Comunità ebraica di Roma – scrive sul notiziario quotidiano Pagine ebraiche Della Rocca – oggi non accoglierei il presidente della Lazio davanti alla lapide dei deportati ebrei dai nazifascisti nei campi di sterminio. Farei piuttosto riportare la sua corona di fiori sugli spalti della curva sud dello stadio Olimpico di Roma, con scritta questa citazione del Talmùd».
L’immagine di Anna Frank con la maglietta della Roma, insieme a scritte antisemite e insulti di ogni tipo. Per la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello «questa non è una curva, questo non è calcio, questo non è sport – scriveva ieri, all’indomani dell’episodio, su Twitter -. Fuori gli antisemiti dagli stadi». Adesivi e volantini sono stati rimossi la mattina dopo dagli addetti alle pulizie dello stadio. La vicenda intanto è all’esame della procura della Federcalcio guidata da Giuseppe Pecoraro, che con ogni probabilità aprirà un’indagine. «Il volto e le pagine del diario di Anna Frank, la sua storia di sofferenza e di morte a opera della barbarie nazista, hanno commosso il mondo – è il commento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella -. Utilizzare la sua immagine come segno di insulto e di minaccia, oltre che disumano, è allarmante per il nostro Paese, contagiato, ottanta anni addietro, dall’ottusa crudeltà dell’antisemitismo». Dei fatti dell’Olimpico Mattarella ha parlato anche con il ministro dell’Interno Marco Minniti, che, si legge in una nota diffusa dal Quirinale, ha assicurato «grande impegno» per individuare i responsabili di un comportamento così ignobile affinché vengano perseguiti secondo la legge e vengano definitivamente esclusi dagli stadi.
Parole durissime di condanna, insieme alla solidarietà per la Comunità ebraica di Roma, nella reazione del vescovo Ambrogio Spreafico, presidente della commissione Cei per l’Ecumenismo e il dialogo. «Vergogna. È assurdo. Siamo al paradosso – dichiara -. Stiamo sottovalutando l’antisemitismo risorgente in diversi modi». Per il presule, anche «l’Europa che si chiude, che costruisce muri, che diffonde l’odio per l’altro, si sta incamminando su questa pericolosa via. L’antisemitismo è strettamente collegato al razzismo. Il Congresso ebraico mondiale – riferisce – nel 2016 ha censito sulla rete 382mila post antisemiti, cioè uno ogni 83 minuti. Sono molto preoccupato». Il presule esprime solidarietà «alla Comunità ebraica di Roma e all’ebraismo e alla loro storia. Non è possibile dimenticare ciò che è avvenuto soprattutto usando il nome, la storia e il dramma di Anna Frank in questo modo. Penso veramente che bisogna vergognarsi, che l’unica parola è: vergogna».
Spreafico indica anche l’«antidoto» con cui combattere questa deriva: «Parlare, non dimenticare. Penso alla scuole – dice -. Dobbiamo educare, far conoscere, far capire, far incontrare. L’incontro con le comunità ebraiche, l’ascolto dei sopravvissuti, la visita ai campi di sterminio permettono ai giovani di conoscere il dramma della Shoah ma, nello stesso tempo, di capire quanto oggi sia importante costruire un mondo dove sia possibile vivere insieme». Ancora, parla di «una bruttissima pagina di sport. Lo sport, come il calcio, è chiamato a dare valore al gioco di squadra, e quindi ad essere simbolo della convivenza, del lavoro fatto per gli altri e con gli altri». E conclude: «Oggi il problema è che siamo dominati dalla rabbia. E la rabbia esplode in maniera irragionevole, irrazionale. Dobbiamo sempre trovare il nemico da combattere. È una mentalità da cui bisogna ben guardarsi».
24 ottobre 2017