Insegnanti di religione, una «missione» chiamata scuola

Alla Lateranense l’assemblea di inizio anno scolastico dei docenti di religione cattolica della diocesi. Il nuovo direttore dell’Ufficio scuola, Salamone: «Metto il mio potere al vostro servizio»

A pochi giorni dal ritorno in classe di alunni e insegnanti, sabato mattina, 8 settembre, alla Pontificia Università Lateranense ha avuto luogo l’assemblea di inizio anno scolastico dei docenti di religione cattolica della diocesi. Ad aprire i lavori, in un’aula magna gremita, è stato il nuovo direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato, Rosario Salamone, che succede a don Filippo Morlacchi ora impegnato a Gerusalemme per promuovere una casa di accoglienza, spiritualità e formazione a servizio della diocesi di Roma.

«Vivo questo nuovo incarico con responsabilità come cristiano e come laico – ha chiosato Salamone rivolgendosi ai docenti – e metto il mio potere al vostro servizio, pronto ad essere ripreso con franchezza laddove dovessi sbagliare». La scuola di oggi, ha proseguito, «vive un momento difficile ed è per questo ancora di più terra di missione dove voi svolgete un ruolo importante che necessita di due strumenti fondamentali: impegno e preparazione». Dell’importanza delle competenze umane e professionali dei docenti ha trattato anche Vincenzo Buonomo, magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense, che nella sua relazione su “Il fenomeno religioso nella realtà internazionale di oggi” ha evidenziato quali siano le sfide per un insegnante di religione cattolica che opera in una società globalizzata e secolarizzata.

A partire dal dato statistico medio secondo il quale, in Europa, – nel biennio 2014-2016 – sarebbe salita a 23 la percentuale degli alunni che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, Buonomo ha parlato del diffondersi «di un atteggiamento di indifferenza che è grave in quanto implica chiusura al dialogo e al confronto». Per far fronte a questa deriva, «primariamente va recuperata l’autorevolezza del proprio ruolo, conseguenza – ha spiegato – di una adeguata formazione continua». Ancora, l’insegnante «deve saper comunicare una proposta fondata su una solida identità cattolica, non manifestare semplicemente pensieri e opinioni personali».

Infine, Buonomo ha evidenziato la necessità di «farsi capire davvero da giovani che hanno una conoscenza di base dell’elemento religioso ma mancano dei fondamenti e sono condizionati dalla suggestione della percezione, che è altro rispetto alla reale comprensione dei fenomeni e dei fatti». Alcuni orientamenti e strumenti, questa volta in chiave spirituale, sono stati offerti ai docenti anche da padre Massimo Fusarelli, frate minore e parroco di San Francesco a Ripa; la sua meditazione sull’esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate” ha messo in luce l’obiettivo dichiarato dal pontefice stesso nel documento: far risuonare la chiamata alla santità cercando di incarnarla nel contesto attuale e quotidiano.

«Questa proposta non è per il singolo, né isolata – ha chiosato il religioso – ma riguarda e si nutre della e nella relazione perciò c’è bisogno di una Chiesa accogliente che scardini l’idea diffusa che la religione è un fatto privato». L’apertura all’altro, per un docente, «passa anche dalla convinzione pedagogica di non sottovalutare mai i giovani che gli sono stati affidati, figli di un’epoca che il Papa definisce fatta di ansietà nervosa, negatività e tristezza»; la via da seguire «anche nel vostro lavoro – ha concluso Fusarelli – è quella della pazienza e della mitezza, unite ad un processo continuo di formazione che rende capaci di rimanere sempre aperti alle domande».

Al termine dei lavori, la Messa a San Giovanni in Laterano presiedeuta da don Giuseppe Castelli, nuovo vicedirettore dell’Ufficio per la Pastorale scolastica, che nella sua omelia ha proposto una riflessione sulle letture del giorno, festa della Natività di Maria. Don Castelli ha esortato gli insegnanti «a cogliere la presenza di Dio all’interno della vita e nella trama di tutte le relazioni umane, anche intergenerazionali» riconoscendo e riscoprendo «l’incontro con il Signore negli altri, che siano i nostri alunni, le loro famiglie, i colleghi docenti o il personale non docente. Lo Spirito Santo ci precede e allora la missione, vissuta come incontro, è innanzitutto una grande opportunità non per convertire, ma per convertirci».

 

10 settembre 2018