Insegnanti di religione, cammino di passione educativa

Assemblea diocesana di inizio anno scolastico al Divino Amore. La Messa con il vicegerente Reina e la riflessione con padre Staffolani (Ufficio cultura) e Pasqualetti (Salesiana)

Con l’augurio di «vivere la vostra testimonianza di fede facendo sentire amate le persone che vi sono affidate, perché di questo c’è un grande bisogno oggi», il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma, sabato 9 settembre ha incoraggiato gli insegnanti di religione all’inizio del nuovo anno scolastico. Presiedendo nel Santuario del Divino Amore, a Castel di Leva, la Messa al termine della mattinata di studio e di formazione organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica, il presule ha invitato i docenti a «rendere ragione della speranza che è in voi, non sprecando l’ora di lezione rimanendo chiusi nei limiti dei programmi ma annunciando con la dovuta pedagogia Cristo». Per portare agli altri questo annuncio, che prescinde da «un atteggiamento giudicante» per favorire invece «la capacità di ognuno di ragionare con la propria testa – ha precisato Reina -, dobbiamo avere incontrato la verità di Cristo e interiorizzato il suo messaggio», così da «entrare in aula sapendo di avere Lui in noi». In questa «missione delicata e importante» il vescovo auspica che gli insegnanti di religione cattolica possano sentirsi «parte di una famiglia, che è la Chiesa di Roma, che guarda a voi con gratitudine e speranza».

Al termine della celebrazione, anche il direttore dell’Ufficio scuola del Vicariato Rosario Chiarazzo ha augurato «un cammino di passione educativa alla luce del Vangelo» ai tanti insegnanti delle scuole statali e cattoliche della diocesi presenti, invitandoli, anche a nome di don Giuseppe Castelli, incaricato per la scuola cattolica, a vivere «il nostro ufficio non come un ambiente di burocrati ma prima di tutto come luogo di incontro e di relazione».

La prima parte della mattinata – aperta dal saluto del cardinale Enrico Feroci, titolare della parrocchia del Divino Amore -, era stata interessata dall’assemblea di formazione “Idr nell’era della rivoluzione digitale”, che ha avuto lo scopo di «riflettere sulla tecnologia senza cadere nell’errore di demonizzarla – come ha spiegato Chiarazzo aprendo i lavori -. Da educatori, siamo chiamati a far utilizzare questi strumenti in modo consapevole ai più giovani».

A proporre stimoli di riflessione sui temi di grande attualità quali gli algoritmi generativi e l’intelligenza artificiale sono stati padre Marco Staffolani, teologo e vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la cultura, e Fabio Pasqualetti, docente di Scienze della comunicazione sociale all’Università Pontificia Salesiana. Il primo ha messo in luce specialmente le differenze «tra la macchina e l’uomo», individuando che cosa la prima non possiederà mai del secondo. In primo luogo, «la capacità di praticare il memoriale», pur a fronte di una capacità di memoria straordinaria; infatti «una macchina non è in grado di far rivivere il ricordo nella sua complessità» e attribuendogli un significato, a dire che «la macchina non dà valore al bit che memorizza».

Ancora, fondamentale la differenza tra «il ragionamento della macchina e l’intelletto umano», ossia la capacità dell’uomo di “leggere dentro” e quindi di capire e sentire attribuendo un senso a quanto accade, tanto da saper e poter «modificare l’avvenire rispetto a quanto vissuto», ha spiegato il religioso. A ciò si lega pure «l’ignoranza semantica della macchina» che, incapace di attribuire senso e significato, si limita a garantire una «elevata abilità sintattica». Infine, la distinzione evidenziata da Staffolani tra previsione e profezia laddove «la macchina è in grado di catalogare e poi estrapolare e generare nuovi dati grazie ad un modello matematico» ma «essere profeti significa anticipare nel presente il giudizio su un processo futuro, facendone parte con la parola e con l’azione» e quindi mettendo in campo una «responsabilità, anche morale, di cui la macchina non è capace». Quindi la conclusione teologica di Staffolani: «Le macchine ci devono aiutare a dare senso al reale, che è dono di Dio».

Nel tentativo di rispondere alla domanda “È possibile educare nell’era dell’intelligenza artificiale?”, Pasqualetti ha dapprima constatato come «le agenzie deputate all’educazione – scuola, famiglia, politica – sono in crisi nella postmodernità»; quindi ha posto la riflessione sul piano etico, ricordando il valore «funzionale» della tecnica e della tecnologia e richiamando alla necessità di «riguadagnare lo sguardo ampio sulle cose, molto più grande di quello degli schermi» dai quali siamo «risucchiati». Che ne è infatti, si è domandato retoricamente l’esperto, «della libertà dell’uomo e del valore della democrazia se a contare sono i big data, che sono dati di controllo?». Forte l’appello rivolto in conclusione agli insegnanti affinché «mediante anche l’uso della tecnologia » recuperino con i più giovani «la lettura, il silenzio e la capacità di argomentare» ossia il valore della «parola», cosa che è possibile fare unicamente se «si stabiliscono dei legami significativi con i ragazzi».

13 settembre 2023