Iniziata l’operazione di terra di Israele in Libano

Incursioni subito dopo il tramonto, con operazioni ravvicinate sul confine. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv: blitz limitato nel tempo e nello spazio. Colpito un campo profughi palestinese. Raid israelianianche sulla Siria. Migliaia le persone in fuga

Iniziata dopo il tramonto di ieri, 30 settembre, l’operazione di terra di Israele in Libano. Operazioni ravvicinate sul confine, con un fitto fuoco di sbarramento dell’artiglieria, supportata dagli spari dei carri armati. Le Forze di difesa israeliane (Idf) chiariscono di avere iniziato attacchi mirati contro Hezbollah. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio. L’obiettivo dunque non è occupare il sud del Libano, anche se con ogni probabilità l’ipotizzata invasione dipenderà anche dall’entità della reazione di Hezbollah e dall’eventuale supporto dall’Iran e dei suoi satelliti nella regione.

Nelle parole del portavoce dell’Idf  Daniel Hagari, «le forze di terra sono supportate in uno sforzo d’attacco dall’aeronautica e dalle forze di artiglieria, che colpiscono obiettivi militari nella zona in un’azione coordinata con i combattenti delle forze terrestri. L’operazione Northern Arrows prosegue in base alla valutazione della situazione contemporaneamente ai combattimenti a Gaza e in altri teatri».

Nella serata di ieri, dunque, i jet di Israele hanno bombardato diverse località nel sud del Paese, lungo il confine con Israele ma anche a nord di Tiro, riferisce l’agenzia governativa libanese Nna. Fonti della sicurezza libanese confermano la ritirata dal confine meridionale, per al meno 5 chilometri, delle truppe libanesi che pattugliano la “Linea Blu” insieme alle forze internazionali Unifil (la missione Onu nel Paese). Restano le prime linee di Hezbollah, che dispone comunque di decine di migliaia di razzi e missili. Intanto, secondo le autorità libanesi, sono almeno 700mila le persone che hanno abbandonato le loro case, temendo l’escalation del conflitto.

Nel mirino dei droni dell’Idf c’era la casa di Munir Maqdah, leader delle Brigate dei Martiri di al Aqsa in Libano. Il raid ha colpito il più grande campo profughi palestinese in Libano, a Sidone, uccidendo sei persone – riportano i media locali -, tra cui tre bambini. Tra le vittime, Hassan Maqdah, figlio di Mounir Maqdah, e sua moglie, mentre altri due figli sono stati ritrovati vivi sotto le macerie. Colpiti anche «siti di produzione di armi e infrastrutture appartenenti a Hezbollah» nel quartiere di Dahieh, a Beirut, scrivono su Telegram dall’Idf, secondo cui «l’organizzazione terroristica di Hezbollah ha intenzionalmente incorporato i suoi impianti di produzione di armi e gli armamenti sotto i centri abitati civili di Beirut, usando la popolazione civile come scudo umano per le sue attività terroristiche. L’Idf – dichiarano – continua a colpire l’infrastruttura terroristica di Hezbollah e a degradare le sue capacità militari in Libano, al fine di ripristinare la sicurezza per i cittadini dello Stato di Israele».

Esplosioni udite anche a Damasco, in Siria. Missili e droni israeliani hanno colpito la periferia della città, uccidendo almeno 3 civili e lasciandone feriti altri 9. Stando ai media locali, tra le vittime ci sarebbe anche un giornalista. «Importanti» i danni materiali, evidenziano dal ministero della Difesa. Dopo una prima esplosione, riferiscono i media ufficiali siriani, è stata attivata la difesa antiaerea e sono stati colpiti «bersagli ostili».

Proseguono nel frattempo i combattimenti nel sud del Libano, «in cui i miliziani di Hezbollah stanno usando l’ambiente civile e voi come scudo umano per organizzare attacchi – scrive su X il colonnello israeliano Avichay Adraee, rivolgendosi alla popolazione civile -. Per la vostra sicurezza, vi chiediamo di evitare la circolazione dei veicoli a sud del fiume Litani». E continua la fuga verso la Siria: sky News parla di «esodo straordinario», con migliaia di persone che cercano di attraversare il confine, nonostante il rischio, per gli uomini, di essere arruolati nell’esercito siriano o di essere giudicati come disertori.

1° ottobre 2024