Infanzia, Garlatti: «Rompiamo il muro che separa gli adulti dai minorenni»

La Relazione dell’Autorità garante al Parlamento. « Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione»

«Smettiamo di far finta che i minorenni non esistano. Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. E penso che siamo tutti d’accordo nel non volere nessuna di queste due cose». L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) Carla Garlatti lo ha affermato senza mezzi termini, presentando al Parlamento ieri, 20 giugno, nella Sala della Regina a Montecitorio, la Relazione annuale al Parlamento. Ad ascoltarla, tra gli altri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.

Denunciando la narrazione negativa prevalente riguardo ai minorenni, Garlatti ha affermato che «la realtà è un’altra». Come esempio, ha citato la diminuzione dei reati a carico dei 14-17enni, «calati del 4,15% tra il 2022 e il 2023. Di contro – ha aggiunto – la risposta del mondo degli adulti è quella di dare una stretta. Una stretta che finora non ha prodotto effetti deterrenti. Anzi, l’aumento delle presenze nei 17 istituti penali per i minorenni (Ipm) rischia di determinare casi di sovraffollamento delle strutture e sovraccarico per gli operatori, con ripercussioni sull’efficacia dei percorsi di rieducazione e recupero». A riguardo, riportando i dati del ministero della Giustizia, la Garante ha evidenziato che «in un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, il numero dei minorenni negli Ipm è passato da 210 a 339: 129 in più, pari al 61,4%». A fare la differenza, gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni, aumentati del 74,4%.

«C’è anche un altro racconto che si può fare dei minorenni – ha proseguito Garlatti – ed è quello dei gesti per i quali vengono premiati gli Alfieri della Repubblica. Non pensiamo che si tratti di casi isolati: non li vediamo perché non se ne parla a sufficienza. Che i minorenni siano capaci di impegno lo dimostra anche il lavoro svolto dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia, affiancata da quest’anno dal Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità», la testimonianza. Ricordando quindi il suo ripetuto appello, nel corso del mandato, ad ascoltare i minorenni, l’Autorità garante ha invitato a chiedersi come il mondo degli adulti ha risposto alla libera espressione del pensiero dei ragazzi. «In alcuni casi alle rivendicazioni dei ragazzi sono seguite sospensioni a scuola o reazioni a dir poco spropositate delle forze dell’ordine».

Inevitabile il riferimento alle condizioni di vita. «Cosa offre oggi l’Italia a bambini e ragazzi? I minorenni purtroppo sono la fascia di popolazione con la più alta incidenza di povertà assoluta, in particolare gli stranieri. È impressionante pensare che il 2,5% dei minori di 16 anni non può accedere a un pasto proteico al giorno», sono le cifre contenute nella Relazione. Ancora, secondo l’Istat, il 16,9% non può permettersi una settimana di vacanze all’anno, il 9,1% non può svolgere regolarmente attività di svago e addirittura il 16,5% dei minorenni stranieri non è in condizione di invitare amici.

Già nel 2019 il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza aveva invitato a colmare i divari tra le regioni relativi all’accesso ai servizi sanitari, agli standard di vita essenziali e all’istruzione. A riguardo, Garlatti ha indicato nell’adozione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) una delle risposte principali alle disparità presenti nel Paese. «La riforma per l’autonomia differenziata può consentire la definizione una volta per tutte dei Lep che riguardano l’infanzia e l’adolescenza – ha asserito riferendosi alle novità degli ultimi giorni -, ma è fondamentale che la riforma non si trasformi in uno strumento che renda ancora più profondo il solco tra le Regioni». E anche l’Autorità garante sta lavorando per fornire il proprio contributo a riguardo.

Nell’Italia di oggi – è la tesi contenuta nella Relazione – i ragazzi manifestano rabbia per scelte che passano sopra le loro teste. È come se fossero relegati in un mondo a parte, osserva Garlatti, separato da quello degli adulti. La strada da seguire invece dovrebbe essere quella di una sostenibilità intergenerazionale. «Un esempio è rappresentato dalla questione del cambiamento climatico, che è fortemente avvertita dai ragazzi mentre il mondo degli adulti sembra indifferente», sono le parole della Garante.

Più in generale, per Garlatti, «occorre un cambio di rotta, culturale, sociale e politico, che permetta di abbattere il diaframma che separa la dimensione adulta da quella minorile. Bambini e ragazzi devono essere considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche. Oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo: lo dimostra il fatto che i ragazzi fanno di tutto per far sentire la loro voce, senza essere nei fatti ascoltati».

Insieme alla Garante è intervenuto anche un rappresentante della Consulta delle ragazze e dei ragazzi, Emanuele, che ha letto una lettera al presidente Mattarella scritta in completa autonomia dagli adolescenti della Consulta. Al centro, il cambiamento climatico ma anche le guerre che minacciano il loro futuro, insieme al tema della salute mentale. «Rivolgendoci a lei presidente, sottolineiamo la necessità di un proficuo dialogo tra noi giovani e le istituzioni, al fine di garantire a tutti il diritto alla partecipazione senza distinzione di sesso, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali così come dichiarato dall’art. 3 della nostra Costituzione – si legge nel testo -. La libera espressione delle idee di noi giovani, però, deve essere sempre tutelata e mai repressa dallo Stato: come ha sottolineato anche Lei, nella sua nota successiva i fatti di Pisa del 23 febbraio, “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza, tutelando al contempo la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”. A mancare – osservano i ragazzi della Consulta – non sono solo gli spazi per un confronto tra noi giovani e le istituzioni, ma è soprattutto l’ascolto istituzionale a essere generalmente assente. La Consulta è uno di quei pochi esempi in cui noi ragazzi e ragazze possiamo effettivamente confrontarci con le istituzioni, esprimere le nostre opinioni e vedere le nostre istanze prese in considerazione dai decisori politici».

21 giugno 2024