Incidenti sul lavoro, l’anno terribile di Roma

Con l'ultima vittima, il 28 dicembre, sale a 50 il numero di morti nel territorio della Capitale e della provincia nel corso del 2021, per lo più per cadute da impalcature. I sindacati: «Tragico primato». Anmil: «La sicurezza, elemento di crescita del sistema Italia». Gli Alberi di Francesco Sbolzani

L’ultimo incidente è di ieri mattina, 28 dicembre: un operaio edile di circa 50 anni è morto dopo una caduta da un’impalcatura, mentre lavorava all’interno del cortile privato di un convento in via Merulana. Presumibilmente, gli operai stavano montando il ponteggio per lavorare sulle facciate. Sale così a 50 il numero delle vittime sul lavoro a Roma e provincia nel corso del 2021. A lanciare l’allarme, in una nota congiunta, sono la Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale Rieti e la Uil del Lazio. «Possiamo dire senza timore di smentita che la Capitale detiene il record italiano per le morti sul lavoro, la maggior parte dovute a cadute dalle impalcature nel settore dell’edilizia – affermano -. Un tragico primato che evidenzia la correlazione drammatica fra la ripresa tumultuosa del settore dell’edilizia e l’aumento degli incidenti mortali».

I rappresentati dei sindacati ribadiscono ancora una volta «come spetti alle istituzioni preposte porre in essere misure stringenti per contrastare l’assenza o l’inosservanza delle misure di protezione e tutela sul lavoro, in particolare in un settore che in questo momento appare il più esposto allo stress della ripartenza. Frenesie da superlavoro da parte delle imprese, stress sugli operai, mancata formazione dei nuovi assunti, elusione delle regole in materia di sicurezza, non potranno che portare a nuove tragedie», proseguono. Di qui l’esortazione a «effettuare controlli capillari sul territorio mettendo in campo le risorse umane e i mezzi necessari» e a «provvedere a nuove assunzioni di ispettori e tecnici».

Riguardo al cantiere in via Merulana in cui ha trovato la morte l’operai deceduto ieri, dai primi accertamenti sembrerebbero emergere alcune criticità. «In attesa che le indagini accertino le responsabilità e la dinamica dell’incidente – si legge ancora nella nota dei sindacati – esprimiamo il nostro cordoglio alla famiglia dell’operaio e la nostra vicinanza ai suoi colleghi. Il 2021 è stato un anno nero per le morti sul lavoro; auspichiamo che il nuovo anno segni la differenza non solo per la ripresa economica del Paese ma per una nuova sensibilità e cultura diffusa della sicurezza sul lavoro».

Intanto proprio in questi giorni si moltiplicano, in tante città d’Italia, gli “Alberi per la sicurezza” che la fondazione “Sosteniamoli subito” dell’Anmil (Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) ha promosso in collaborazione con le amministrazioni comunali. L’obiettivo: «Richiamare l’attenzione, in questi giorni di festa, sugli infortuni sul lavoro che purtroppo non si arrestano e di cui ha parlato anche Papa Francesco nella liturgia della notte di Natale a conferma della gravità di una piaga sociale che dobbiamo fermare», spiegano. Gli Alberi, nati da un’idea che l’artista Francesco Sbolzani ha voluto “donare” alla fondazione dell’Anmil, sono «figure che prendono forma da caschi antinfortunistici montati su una tipica intelaiatura da cantiere e disposti appunto a forma di albero di Natale; i caschetti sono prevalentemente di colore giallo ma ne sono stati aggiunti anche alcuni di colore nero e altri di colore rosso per simboleggiare sia gli incidenti mortali sia gli infortuni; quanto al luogo della loro installazione sono stati i Comuni a individuarlo in qualità di patrocinatori dell’iniziativa mentre i sindaci hanno partecipato alle inaugurazioni delle installazioni».

Gli Alberi, che rimarranno allestiti per tutto il periodo delle feste, riferisce il presidente di Sosteniamoli subito Francesco Costantino, «hanno richiamato l’attenzione dei cittadini, dimostrando tutta la forza dell’idea di Sbolzani e centrando questo primo obiettivo della fondazione Anmil». Per il prossimo anno, anticipa, «prevediamo di allestire almeno un Albero per provincia e faremo in modo di sensibilizzare tutti anche sulle drammatiche condizioni in cui si ritrovano le famiglie che perdono un congiunto a causa del lavoro, sia per il dolore sia per i risarcimenti iniqui previsti da una legge del 1965 che deve essere totalmente rivista».

A mettere l’accento sul tema della sicurezza è anche Zoello Forni, presidente nazionale Anmil. «Purtroppo le morti sul lavoro e gli infortuni non conoscono feste e tutti i giorni si continuano a contare tre morti e oltre 2mila infortuni», riferisce. Numeri che «nascondono dolore e rabbia per incidenti che non dovrebbero mai accadere, soprattutto perché le principali modalità di accadimento sono sempre le stesse e si continua a morire e ad infortunarsi come 50 anni fa, a dispetto dei sistemi di prevenzione che la tecnologia ci mette a disposizione». Stando ai dati Inail, nei primi 10 mesi dell’anno c’è stato un aumento delle denunce di infortunio del 6,3% (448.110) e per ora sono 1.017 gli infortuni mortali, con un leggero calo dell’1,8% rispetto all’anno precedente, sebbene ci sia da considerare che il bilancio 2020 dei caduti per il lavoro era stato fortemente influenzato dai decessi per infezione da Covid in ambito lavorativo, che hanno rappresentato oltre 1/3 del totale. In aumento del 24% anche le denunce delle malattie professionali (45.395), che nel 2020 avevano conosciuto un corposo periodo di stasi legato alle difficoltà di spostamento e alla paura del contagio e pertanto al rinvio delle relative denunce a tempi migliori; in alcuni mesi del 2021 si sono toccate punte di aumento delle denunce di tecnopatie fino al 50%.

Nell’analisi di Forni, i lavoratori «affrontano ogni giorno rischi che non dovrebbero esistere o sono molto più elevati solo per la mancata prevenzione». Dopo  un 2020 fortemente condizionato dalla pandemia, riflette, «ci si sarebbe aspettato un calo dei numeri a fronte di una maggiore responsabilità sociale nei confronti della vita umana che invece sembra sempre più non avere valore».
Ora «sarà solo attraverso un grande patto collaborativo comune tra istituzioni, imprese e parti sociali che potremo arrivare alla concreta diffusione tra tutti i lavoratori della consapevolezza e della percezione del concetto di rischio per evitare dolori e drammi inutili. E se il lato umano di questa vicenda poco importa – conclude -, sotto l’aspetto economico la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere vista come elemento di crescita del sistema Italia, utile alla qualità e competitività dell’economia nazionale, partendo dal programmare il tema della sicurezza nelle scuole e da un sistema formativo dei lavoratori concretamente efficace, in grado di coinvolgere emotivamente e professionalmente, utilizzando anche la forza della testimonianza per un impatto sulle coscienze di tutti».

29 dicembre 2021