Presentando questa mattina, 14 luglio, in Senato, il rapporto dell’Autorità nazionale anticorruzione, il presidente Raffaele Cantone è tornato sul disastro ferroviario in Puglia. E lo ha fatto con parole pesanti, evidenziando che le «immagini delle lamiere accartocciate» del terribile incidente, «frutto probabilmente di un errore umano», oltre a richiedere il cordoglio per coloro che sono stati coinvolti sollevano anche «un oggettivo collegamento con l’argomento di cui si parla oggi», legato «a un problema del nostro Paese che è l’atavica difficoltà nel fare infrastrutture adeguate e una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione».

La tratta della ferrovia regionale Nord Bari su cui due giorni fa è avvenuto lo scontro è ancora a binario unico e non automatizzata, con la circolazione affidata alle comunicazioni tra capistazione. I lavori di ammodernamento, i cui fondi sono stati stanziati nel 2009, avrebbero dovuto essere conclusi entro l’ottobre 2015 ma sulla tratta dell’incidente sostanzialmente non sono mai iniziati per una serie di problemi burocratici. Al centro, dunque, un problema di appalti relativi alle infrastrutture, su cui l’Anac è chiamata a vigilare.

Nel mirino dell’Autorità guidata da Cantone non c’è, naturalmente, solo la rete ferroviaria pugliese. «La realizzazione di alcune grandi infrastrutture- osserva – ha confermato numerose criticità, quali le carenze nella progettazione e l’apposizione di numerose varianti e riserve». Quindi evidenzia che «anche a causa di lunghi e complessi contenziosi molte opere si sono “arenate” e non hanno ancora visto la luce». Tra queste «rilevanti infrastrutture viarie pensate per lo sviluppo del Mezzogiorno», ma anche la linea C della metropolitana di Roma, in relazione alla quale sono state rilevate «diffuse anomalie».

Nella relazione di Cantone, anche aspetti positivi. Il presidente parla di «anticorpi» che si stanno inserendo nel sistema, e la conferma arriva dall’«incremento considerevole delle segnalazioni nel 2015». Segno di una crescente fiducia nell’attività dell’Autorità, ma anche di un «”risveglio” da parte di operatori e cittadini, stanchi di un sistema spesso incapace di gestire risorse pubbliche destinate a opere e servizi fondamentali per la collettività».