Incendio a Moria (Lesbo), Sant’Egidio: l’Europa accolga i richiedenti asilo

All’indomani dell’incendio che ha devastato il campo profughi, l’appello della Comunità: «Hanno perso tutto. Serve un atto di responsabilità collettivo»

Dalla Comunità di Sant’Egidio arriva un appello ai Paesi dell’Unione europea perché «accolgano con urgenza i profughi che con l’incendio del campo di Moria hanno perso tutto». Nella notte tra 8 e 9 settembre infatti le fiamme hanno distrutto il campo di accoglienza nell’isola di Lesbo, dove vivevano tra le 12 e le 13mila persone: circa quattro volte di più rispetto alla capienza autorizzata. «Si tratta di richiedenti asilo che da mesi, alcuni da anni, vivono in condizioni di estrema precarietà, dopo aver fatto lunghi e rischiosissimi viaggi per fuggire da guerre o situazioni insostenibili, in gran parte provenienti dall’Afghanistan – ricordano da Sant’Egidio -. Sono per lo più famiglie, per una cifra complessiva di presenze che si aggira attorno alle 13mila, con una percentuale di minori del 40 per cento. L’Europa, se è ancora all’altezza della sua tradizione di civiltà e umanità – è l’esortazione -, deve farsene carico con un atto di responsabilità collettiva».

Nella nota diffusa dalla Comunità si ricordano anche le «vacanze alternative» che nella stessa che si avvia alla conclusione tanti giovani e adulti, di diversi Paesi europei, hanno passato sull’isola greca per sostenere i profughi, animando le attività per i più piccoli o mettendosi a disposizione nei punti di ristorazione piuttosto che nei corsi di inglese per gli adolescenti. Per questo oggi «possiamo testimoniare la loro sete di dignità e di futuro – scrivono da Sant’Egidio -. Come potremmo raccontare le storie di integrazione di chi abbiamo accompagnato in Europa con il corridoio umanitario che inaugurò nell’aprile 2016 Papa Francesco portando con sé alcuni profughi nel suo aereo, al ritorno dalla sua visita a Lesbo».

Nel frattempo, «per fronteggiare l’emergenza di queste ore, chiediamo il trasferimento urgente dei profughi in campi attrezzati, forniti di servizi, in terraferma, per evitare ulteriori drammi della disperazione, Occorre inoltre che le associazioni presenti nell’isola – è la conclusione della nota – abbiano libero accesso per portare aiuti immediati ai profughi».

10 settembre 2020