Sono circa 85mila i piccoli al di sotto dei 5 anni d’età che potrebbero essere morti per fame o malattie gravi dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen. La denuncia arriva da Save the Children, sulla base di un’analisi di dati delle Nazioni Unite relativi al periodo che va da aprile 2015 a ottobre 2018. Dopo quasi quattro anni dall’inizio del conflitto nello Yemen, l’Onu ha dichiarato che circa 14 milioni di persone sono a rischio di carestia. Un numero aumentato drammaticamente da quando la coalizione guidata dai sauditi e dagli Emirati arabi ha imposto un assedio di un mese dello Yemen, poco più di un anno fa. Da allora, le importazioni commerciali di cibo attraverso il porto di Hodeidah si sono ridotte di oltre 55mila tonnellate al mese, riducendosi a una quantità di cibo sufficiente per soddisfare i bisogni solo del 16% della popolazione del Paese: 4,4 milioni di persone, tra cui 2,2 milioni di bambini. Qualsiasi ulteriore calo delle importazioni potrebbe probabilmente portare direttamente alla carestia.

«Per ogni bambino ucciso da bombe e proiettili, dozzine stanno morendo di fame e si potrebbe prevenire – afferma il direttore di Save the Children in Yemen Tamer Kirolos -. I bambini che muoiono in questo modo soffrono immensamente: le loro funzioni vitali rallentano e alla fine si fermano, i loro sistemi immunitari sono così deboli che sono più inclini alle infezioni e sono talmente fragili che non riescono nemmeno a piangere. I genitori possono solo rimanere a guardare i loro bambini che stanno morendo senza poter fare nulla». Eppure, rivendica Kirolos, «nonostante le difficoltà, salviamo vite ogni giorno: abbiamo fornito cibo a 140mila bambini e curato più di 78mila bambini per malnutrizione dall’inizio della crisi». Anche se al momento combattimenti, assedi e burocrazia hanno costretto Save the Children a portare i rifornimenti al nord del Paese passando attraverso il porto meridionale di Aden, ritardando così di due settimane l’arrivo degli aiuti. Sono inoltre aumentati gli attacchi aerei su Hodeidah e i combattimenti a Taiz, Saada e Sanaa, mettendo in pericolo le vite di circa 150mila bambini ancora intrappolati nella città. Anche per loro, Save the Children torna nuovamente a chiedere la fine immediata dei combattimenti.

21 novembre 2018