In un volume, “Il Dio inerme” di don Andrea Santoro

Presentata la biografia del fidei donum ucciso in Turchia nel 2006, a cura di don Francesco Castelli. Il vescovo Lojudice: «Sacerdote e uomo in ricerca continua»

Emerge la figura di un sacerdote e missionario autorevole, dalla personalità ricca, ma anche di un uomo inquieto, alla continua ricerca della verità, dal libro “Il Dio inerme”, la biografia di don Andrea Santoro curata da don Francesco Castelli. Presentato sabato mattina, 22 febbraio, nell’aula Cardinale Poletti del Vicariato, il volume, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, racconta la storia del fidei donum ucciso nel 2006 a Trabzon, in Turchia, mentre pregava con la bibbia in lingua turca tra le mani, trapassata da uno dei proiettili che lo hanno colpito ai polmoni. Una pubblicazione realizzata avvalendosi per la prima volta del carteggio personale, delle fonti pastorali, del diario privato, della preziosa testimonianza dei familiari e di chi lo ha conosciuto da vicino.

Presentazione libro su don Santoro (di Francesco Castelli), Riccardi, Lojudice, 23 febbraio 2020Lo ha ricordato «sacerdote adulto, di cui si sentiva parlare per la radicalità delle sue scelte e la sua originalità di parroco quando io ero ancora un giovane seminarista del Maggiore» l’arcivescovo di Siena Paolo Lojudice, già vescovo ausiliare della diocesi di Roma. «Questo libro agile e scorrevole – ha detto il presule – ci restituisce l’immagine di un sacerdote e di un uomo in ricerca continua, che non ha mai trovato la risposta definitiva e che si spingeva sempre verso mete più alte e significative», desiderando «non classificarsi né etichettarsi mai rispetto a una scelta compiuta o ad un’attività svolta». Avvicinando poi la figura di Santoro a quella di sant’Agostino, «per quell’inquietudine che fin dalla gioventù li caratterizza», Lojudice ha definito quella del sacerdote romano «una spiritualità evangelica, che sa cioè cogliere le provocazioni più nette del Vangelo vivendole come sfide continue».

Anche Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha evidenziato come «l’idea del “vasto mondo” lo inquietasse, spingendolo ad andare lontano, sui passi di Abramo, perché in qualche modo solo l’andare fuori sembrava permettergli di entrare e scavare dentro di sé», per trovare risposta alle domande di senso, personali ed ecclesiali. «In ogni uomo di fede musulmana – ha continuato l’accademico – don Andrea ha riscoperto l’homo religiosus, che porta in sé, cioè, interrogativi universali e comuni a ogni credo, da far emergere con il dialogo e l’incontro quotidiano con le persone, frequentando le loro case e acquistando i prodotti nei loro negozi, incontrandole lì dove loro sono».

Presentazione libro su don Santoro (di Francesco Castelli), Rinaldi, Riccardi, Lojudice, Feroci, 23 febbraio 2020Da parte sua monsignor Enrico Feroci, rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore e l’ultimo a salutare don Andrea Santoro all’aeroporto di Fiumicino in partenza per la Turchia, qualche giorno prima della sua morte, ha definito il sacerdote romano missionario in Oriente «un provocatore in senso positivo per la Chiesa, con la sua voglia di andare oltre». In particolare Feroci ha voluto riferire di alcune registrazioni audio in cui don Santoro illustra ai pellegrini i luoghi della Terra Santa: «Non era una guida turistica – ha detto -: dalla sua voce emerge il grande desiderio di far vivere un’esperienza di Dio alle persone a lui affidate, convinto, da grande maestro dello Spirito, che sia sempre necessario andare oltre ciò che appare per vedere la storia che Dio costruisce con l’uomo, in Cristo». Ascoltando questi documenti audio Feroci sostiene di «avere trovato la risposta rispetto al suo voler andare lontano, in Oriente: lì don Andrea aveva davvero ritrovato la chiarezza delle sua vocazione e del suo sacerdozio, riconoscendo la Terra Promessa ad Abramo nello stesso Gesù Cristo».

24 febbraio 2020