In un ex garage dell’Ama il Presepe dei Netturbini
Visitato da tre pontefici, completamente in muratura, è allestito in modo permanente da 45 anni. Giuseppe Ianni: «Ho invitato Francesco»
Visitato da tre pontefici, completamente in muratura, è allestito in modo permanente da 45 anni. Giuseppe Ianni: «Ho invitato Francesco, lo aspetto»
Un caminetto fumante, 54 metri di strade in lastre di selce, 870 gradini, 38 grotte, 105 case in pietra e tufo, tutte illuminate. Ancora, 275 personaggi, uno dei quali ha tra le mani una brocca che si riempie con vera acqua di fonte, 165 animali, 3 fiumi lunghi complessivamente 9,50 metri, 7 ponti, 4 acquedotti lunghi 18 metri e sostenuti da ben 38 arcate, con 2 pareti umide che formano stalattiti. Questi i numeri del Presepe dei Netturbini che da 45 anni è allestito in modo permanente in un ex garage dell’Ama in via dei Cavalleggeri 5, a due passi da San Pietro. Ideato e realizzato completamente in muratura da Giuseppe Ianni, netturbino in pensione, è stato visitato da tre pontefici: dal beato Paolo VI, da San Giovanni Paolo II che dall’inizio del suo pontificato nel 1978 al 2002 non è mai mancato al suo appuntamento natalizio visitando il presepe per 24 volte, e dal Papa emerito Benedetto XVI. «Ho invitato Papa Francesco, lo aspetto», afferma Ianni.
Ospite d’eccellenza fu la Madonna Pellegrina di Fatima, giunta in processione al presepe il 20 maggio 2012 in occasione del 40° anniversario dalla realizzazione dell’opera. Visitato, apprezzato e contemplato da madre Teresa di Calcutta nel 1996, da padre Ibrahim Faltas, già custode della basilica della Natività di Betlemme, dai sindaci di Roma, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da vescovi e cardinali, il presepe è la fedele riproduzione in miniatura della Palestina di 2000 anni fa con scene di vita quotidiana dell’epoca e innumerevoli riferimenti biblici: piccoli sacchi di lenticchie ricordano Esaù che cedette la primogenitura per un piatto di lenticchie; la fonte d’acqua riporta la mente a Mosè che, con il suo bastone, percosse la roccia da dove scaturì acqua in abbondanza per gli Israeliti; il sacco di carbone è in riferimento al profeta Isaia; il pane rappresenta l’Eucaristia. «Inviterei tutti a leggere la Bibbia – aggiunge Giuseppe – perché in essa c’è tanto amore e tanta sapienza. Se tutti la leggessimo, nel mondo ci sarebbe più amore».
Alla realizzazione del presepe hanno contribuito tanti colleghi di Giuseppe: «All’inizio facevano la colletta per aiutarmi ad acquistare il materiale». Sulle pareti esterne e sul basamento sono incastonate quasi 3mila pietre, provenienti da tutto il mondo e non solo: da due anni c’è un frammento di roccia lunare donato da una ex dipendente Nasa. Sopra la grotta della Natività è stato invece incastonato un frammento del sacro scoglio dove santa Rita da Cascia si inginocchiava in preghiera, donato nel marzo 2009 da Gino Emili, sindaco di Cascia. L’acquedotto più piccolo è realizzato in tufo romano, gli altri 3 con frammenti di marmo del colonnato e della facciata della basilica di San Pietro, ricevuti nel 1979 grazie al Cardinale Virginio Noé in occasione del restauro dello stesso colonnato berniniano.
«Non accetto nessuna offerta in denaro – precisa Giuseppe – ma se un visitatore mi porta una pietra sono contento di inserirla nel paesaggio con il nome del donatore e della sua provenienza, se invece ricevo un pezzo di legno creo porte, finestre e tavolini: in questo modo tutti possono dire di aver partecipato alla realizzazione del presepe». Tra i tanti doni ricevuti, Giuseppe Ianni è particolarmente legato a un tronco di ulivo proveniente da Betlemme e donatogli da padre Ibrahim nel 2002. «Con esso abbiamo realizzato la porta della grotta, un desiderio che avevo da anni. Così Gesù Bambino ha vicino un “pezzo” di casa. Il presepe è aperto tutto l’anno e tutti devono avere la possibilità di pregare il Bambinello, anche se vengono a fargli visita ad agosto».
13 dicembre 2016