In un documentario di Tv2000 il ritratto di De Gasperi disegnato dalla figlia
Il cortometraggio, a 100 anni dalla nascita del Partito Popolare, in onda il 19 gennaio. Al centro l’uomo, il marito e il padre a cui si deve «la grammatica della democrazia repubblicana». Anteprima alla Lumsa
Un ritratto inedito dell’uomo, del marito devoto e del padre attento, del cristiano morto invocando il nome di Gesù e del politico padre della Repubblica Italiana e dell’Europa. Tv2000 celebra i cento anni del Partito Popolare con il documentario “Mio padre, Alcide De Gasperi” trasmesso in anteprima nazionale ieri sera, lunedì 14 gennaio, nell’Aula Pia dell’Università Lumsa. Curato da Monica Mondo, per la regia di Maurizio Carta, il cortometraggio andrà in onda su Tv2000 sabato 19 gennaio alle 22.15. In circa 50 minuti Maria Romana De Gasperi, primogenita dello statista e sua principale collaboratrice, racconta il papà che la Chiesa cattolica venera come servo di Dio e per il quale è in corso la causa di beatificazione. Un uomo vicino alla famiglia anche durante gli anni del carcere attraverso lettere ricche di frasi «gentili e cortesi» indirizzate alla moglie Francesca Romani e storie illustrate per la figlia.
La donna apre le porte della casa in Val di Sella (Trento), nella quale lo statista morì il 19 agosto 1954, e descrive il genitore attraverso documenti, lettere e fotografie inedite che ha continuato a raccogliere dopo la sua morte «per mantenere viva la sua memoria». L’auspicio è quello che i giovani, studiando la vita e la politica del primo presidente del Consiglio della Repubblica italiana, «possano un giorno mettere in atto i suoi insegnamenti». Maria Romana ha ricordato che quando il papà è morto credeva che la sua vita «fosse finita, tale era la dedizione a lui, al suo lavoro e alla sua politica». Per questo decise di riprendere le sue carte e raccontare la storia del padre, uno dei firmatari della Costituzione, fin dalla sua giovinezza.
Alcide De Gasperi, primo segretario del Partito Popolare dopo l’amico don Luigi Sturzo, che il 18 gennaio 1919 con l’Appello ai liberi e forti dava vita al partito, per il rettore della Lumsa Francesco Bonini può essere definito «uno e trino. La sua vita è caratterizzata dall’attenzione alla società, al governo e alla fede». Mentre Gianfranco Astori, consigliere del Presidente della Repubblica, ha descritto lo statista come l’uomo che «scrisse la grammatica della democrazia repubblicana». Il documentario, ha spiegato il direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante, vuole mettere in evidenza «il ruolo dei cattolici in politica intesa come servizio, con uomini che hanno fatto del rigore, della sobrietà, dei valori della libertà e della solidarietà, della coerenza e della fede un impegno di vita».
A tal proposito padre Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà Cattolica” ha aggiunto che «il mondo cattolico dovrebbe riprendere e riformulare l’eredità» lasciata dall’uomo che ha speso la sua vita «occupandosi di garanzie». De Gasperi, ha proseguito, è stato «un uomo ponte» che ha insegnato «l’inclusione delle minoranze». Marialuisa Lucia Sergio, docente all’Università di Roma Tre, gli ha fatto eco ricordando che lo statista era solito ripetere che «per guardare ai deboli e ai perseguitati» era necessario «liberarsi delle scorie del nazionalismo». Per Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito e della fondazione “Casa Museo Sturzo”, è importante lavorare su una nuova classe dirigente e una leadership «di servizio». Filippo Ceccarelli, giornalista del quotidiano La Repubblica, ha confessato di essere sempre stato colpito dallo «sguardo autentico» di De Gasperi. Dopo di lui c’è il «il racconto di una rotolata giù per la china e oggi assistiamo a quello che speriamo sia l’ultimo rimbalzo».
15 gennaio 2019