In Ucraina uccisi ogni giorno 2 bambini; 4 i feriti

I “numeri” verificati dall’Unhcr. La denuncia dell’Unicef: quasi 100 giorni di guerra hanno avuto conseguenze devastanti. Iacomini, portavoce per l’Italia: «Chiedere con forza la pace»

In Ucraina ogni giorno in media più di 2 bambini vengono uccisi e oltre 4 feriti, la maggior parte nel corso di attacchi che utilizzano armi esplosive in aree popolate. Sono i numeri verificati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e rilanciati dall’Unicef, che denuncia «conseguenze devastanti per i bambini», di questi quasi 100 giorni di guerra, «di una portata e a una velocità mai viste dalla seconda guerra mondiale». Basti pensare che 3 milioni di bambini all’interno dell’Ucraina e oltre 2,2 milioni di bambini nei Paesi che ospitano rifugiati hanno adesso bisogno di assistenza umanitaria. Circa 2 bambini su 3 sono stati sfollati a causa dei combattimenti.  E le infrastrutture civili da cui dipendono i piccoli continuano a essere danneggiate o distrutte.  Fra queste anche almeno 256 strutture sanitarie e 1 su 6 fra le “Scuole sicure” supportate dall’Unicef nella parte orientale del Paese. Centinaia di altre scuole sono state danneggiate.

Le condizioni per i bambini dell’Ucraina orientale e meridionale, dove i combattimenti si sono intensificati, sono «sempre più disperate». I bambini che scappano da violenze sono esposti a significativi rischi di separazione dalla famiglia, di violenza, abusi, sfruttamento sessuale e tratta. La maggior parte sono stati esposti a eventi profondamente traumatici. «Questi bambini hanno urgente bisogno di sicurezza, stabilità, servizi di protezione dell’infanzia e supporto psicosociale, soprattutto coloro che sono non accompagnati o sono stati separati dalle famiglie. Ma, più di ogni altra cosa, hanno bisogno di pace», sottolineano dall’Unicef, continuando a chiedere «un immediato cessate il fuoco in Ucraina e di proteggere tutti i bambini dai pericoli. Questo include porre fine all’uso di armi esplosive in aree popolate e agli attacchi sulle infrastrutture civili». Tra le richieste, anche il «pieno accesso umanitario per raggiungere rapidamente e in sicurezza i bambini che hanno bisogno di aiuto ovunque essi siano». L’Unicef ha lanciato un appello di 624,2 milioni di dollari per supportare la risposta umanitaria in Ucraina e 324,7 milioni per la risposta nei Paesi che ospitano i rifugiati.

Dall’Italia a parlare è il portavoce Unicef Andrea Iacomini. «Sono passati 100 giorni dall’inizio del conflitto e i numeri della tragedia Ucraina aumentano di giorno in giorno. Un milione e mezzo di bambini e bambine rischiano una grave crisi alimentare e 6 milioni di bambini non hanno più un tetto dove dormire. È inaccettabile», afferma. Ricordando quindi «quella straordinaria spinta alla richiesta di pace delle piazze italiane dei primi giorni del conflitto», prosegue: «Non voglio pensare che ci siamo nuovamente assuefatti all’ennesimo conflitto che si protrae nel tempo. Ci sentiamo forse frustrati perché non vediamo (o ci fanno vedere) soluzioni oppure rassicurati dal fatto che non arriverà di certo a casa nostra, che non ci sarà la guerra nucleare, né il rialzo del prezzo del gas e quindi va bene così? O forse certe guerre tra fazioni in alcuni talk ci hanno convinto a seguire tesi fuori dal mondo tanto da insinuare dubbi dove dubbi non ce ne sono?. Non possiamo con l’Ucraina commettere lo stesso errore che abbiamo commesso con l’Afghanistan che avevamo promesso di non abbandonare ed oggi è la più grande disgrazia del pianeta, dove i diritti delle donne sono solo un ricordo e dove si rischia tra qualche anno che il 97 per cento della popolazione sia colpita da una grave crisi alimentare – è il monito di Iacomini -. Non possiamo lasciare che la morte di Aylan sulla spiaggia di qualche anno fa sia solo un vago ricordo. Bisogna chiedere con forza pace per i bambini e le bambine ucraine. Dobbiamo farlo per quei piccoli innocenti che hanno perso la vita, perché ogni giorno che passa li avremo uccisi due volte, per mano delle bombe e per mano della nostra colpevole indifferenza. Questa volta no».

1° giugno 2022