In Ucraina arrestati dai russi due sacerdoti cattolici

Sono padre Ivan Levytsky e padre Bohdan Geleta, redentoristi. I vescovi: «Chiediamo l’immediato rilascio». La nota inviata ad Acs: detenzione «infondata e illegale»

«In questi tempi difficili per il nostro popolo, in cui assistiamo a numerose e dolorose vittime della guerra, è con grande rammarico e dolore che accogliamo la notizia del rapimento e dell’imprigionamento ingiustificato e illegale di due ecclesiastici dell’Esarcato di Donetsk dell’Ugcc nella città di Berdyansk». I vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) denunciano in una nota diffusa ieri, 28 novembre, l’arresto da parte dei russi di due padri redentoristi: lo ieromonaco Ivan Levytskyi, abate della chiesa della Natività della Santa Madre di Dio nella città di Berdyansk, e padre Bohdan Geleta, dipendente della stessa chiesa, entrambi in servizio pastorale nella città portuale nel sud est dell’Ucraina, occupata dalla Russia dal febbraio 2022.

«Chiediamo l’immediato rilascio dalla custodia e dalla detenzione dei nostri sacerdoti, padre Ivan Levytsky e padre Bohdan Geleta, e la garanzia che possano proseguire il loro servizio legale senza ostacoli ai bisogni spirituali dei fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) che vivono a Berdyansk», scrivono ancora i presuli. Dopo aver letto quanto riportato dai media sulle cause che hanno portato alla detenzione dei due sacerdoti ucraini, a seguito di «presunti esplosivi trovati dalle guardie russe, con accuse di attività “sovversiva” e “guerriglia” diretti contro i rappresentanti delle truppe russe, che si trovano nella città di Berdyansk», i vescovi dicono di sentirsi «obbligati» a precisare che i due sacerdoti svolgono «il loro ministero sacerdotale» da oltre 3 anni nella parrocchia locale, «annunciando la Parola di Dio, che è pace per ogni persona».

Inoltre, viene precisato nella nota, «al momento della perquisizione nella chiesa e nell’adiacente casa parrocchiale e nei locali della parrocchia, entrambi i sacerdoti erano già stati arrestati, cioè non potevano controllare in alcun modo né questi locali e né le azioni della Guardia Nazionale Russa. Non possono pertanto assumersi alcuna responsabilità per le presunte armi e munizioni trovate in essi». La detenzione dei due religiosi, concludono i vescovi, è conseguenza di «una chiara calunnia e di una falsa accusa»: sono accusati «solo per la loro fedeltà a Dio e alla Chiesa».

Nella nota ufficiale, inviata alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre(Acs), il vescovo dell’Esarcato di Donetsk Stepan Meniok parla di detenzione è «infondata e illegale». Acs, da parte sua, segue «con grande preoccupazione questi tristi avvenimenti». Il vescovo di Donetsk chiede «che le informazioni siano ampiamente diffuse, al fine di liberare i cappellani detenuti. Facciamo appello alle autorità e a tutte le persone di buona volontà affinché si uniscano alla causa della liberazione dei sacerdoti, oltre che ad aumentare la preghiera».

29 novembre 2022