L’Ucraina orientale è ancora terra di rischio per quasi mezzo milione di ragazze e di ragazzi. L’Unicef esprime in una nota le preoccupazioni del direttore regionale per l’Europa e l’Asia centrale Afshan Khan,che ha incontrato di recente alcuni bambini insieme alle loro famiglie, parlando di «gravi rischi» per la loro «salute fisica» ma anche per il loro «benessere psicologico». Per Khan, «è inconcepibile che i bambini dell’Ucraina orientale continuino a frequentare scuole con fori creati dai proiettili e rifugi antiaerei e che vivano in quartieri che sono periodicamente bombardati e disseminati di mine terrestri. Una soluzione politica è attesa da tempo. Invitiamo tutte le parti in conflitto a porre fine ai combattimenti nell’Ucraina orientale».

Nelle parole del direttore regionale Unicef per l’Europa e l’Asia, il riconoscimento della recente approvazione da parte del governo ucraino della Dichiarazione delle scuole sicure come un «passo positivo per proteggere meglio l’istruzione dagli attacchi e ridurre l’uso militare delle scuole». Ma oltre cinque anni di conflitto,  sottolinea, sono stati «devastanti» per i bambini di entrambi i lati della linea di contatto. Lo dimostrano i dati: 172 bambini, la più piccola di un anno, sono stati feriti o uccisi a causa di mine o altri residuati bellici esplosivi. Solo quest’anno sono stati segnalati 36 attacchi alle scuole; di queste, una è stata danneggiata 15 volte. Dall’inizio del conflitto sono state danneggiate o distrutte oltre 750 strutture scolastiche.

Ancora, le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state attaccate 80 volte quest’anno. Negli ultimi tre anni si sono verificati più di 300 incidenti simili. 430mila bambini vivono con traumi psicologici e hanno bisogno di un sostegno costante per affrontare il trauma emotivo di dover crescere durante un conflitto prolungato. Complessivamente, 2 milioni di bambini, donne e uomini sono a rischio di morte e lesioni a causa delle mine terrestri e di altri residuati bellici esplosivi, poiché l’Ucraina orientale è oggi uno dei luoghi più contaminati al mondo dalle mine.

3 dicembre 2019