Con i suoi 1,2 milioni di bambini rifugiati, la Turchia è il Paese che ospita il più alto numero di piccoli rifugiati al mondo. Di questi, circa 500mila, provenienti dalla Siria, sono regolarmente iscritti a scuola: oltre il 50% in più, rispetto allo scorso giugno. «Per la prima volta dall’inizio della crisi in Siria – dichiara il vice direttore generale dell’Unicef Justin Forsyth, di ritorno da una visita ai programmi Unicef nel sud della Turchia – ci sono più bambini siriani in Turchia che frequentano le scuole, rispetto a coloro che non le frequentano». Un traguardo per il quale al Paese arriva l’elogio dell’organizzazione umanitaria, che però evidenzia anche un altro dato: oltre il 40% dei piccoli in età scolare, vale a dire circa 380mila minorenni siriani rifugiati, sono ancora fuori dalla scuola.

«Se non saranno garantire ulteriori risorse – mette in guardia Forsyth – si verificherà il rischio reale di avere una “generazione perduta” di bambini siriani, privati degli strumenti con i quali un giorno potrebbero ricostruire il proprio Paese». Proprio per scongiurare questo rischio, l’Unicef sta contribuendo, in collaborazione con il governo della Turchia, a rafforzare i sistemi per l’istruzione, ad aumentarne l’accesso  e a migliorare la qualità di un’istruzione inclusiva per i bambini siriani e quelli turchi più vulnerabili. Dal 2013 ha aiutato a costruire, riparare o riammobiliare circa 400 scuole e ha formato circa 20mila  insegnanti volontari siriani. Circa 13mila gli insegnanti che ricevono mensilmente degli «incentivi». In più, «sono in corso delle attività per includere i bambini siriani in un programma nazionale che garantisce alle famiglie vulnerabili sussidi in denaro per mandare e tenere i loro bambini a scuola».

In tutta la regione, informano dall’Unicef, «2,7 milioni di bambini siriani non vanno a scuola, molti sono all’interno del Paese, devastato dal conflitto che sta per entrare nel sesto anno, e milioni sono in pericolo. Circa 300mila bambini sono intrappolati in 15 aree sotto assedio in Siria, mentre altri 2 milioni vivono nelle aree maggiormente tagliate fuori dall’assistenza umanitaria a causa dei combattimenti e dell’accesso ristretto; tra questi sono 700mila i bambini che vivono in aree sotto il controllo dell’Isis».

19 gennaio 2017