In Sud Sudan situazione più calma ma continuano i saccheggi

A Juba cessati i combattimenti ma ci sono ancora zone della città non sicure. Chiese aperte per accogliere gli sfollati

A Juba cessati i combattimenti ma ci sono ancora zone della città non sicure. Chiese aperte per accogliere gli sfollati 

È più calma la situazione a Juba, capitale del Sud Sudan, dopo che, ormai quattro giorni fa, sono cessati i combattimenti tra le forze del presidente Salva e quelle fedeli al primo vice presidente Riek Machar. Una parte delle migliaia di persone che si erano rifugiate nelle chiese e di quelli che si erano nascosti nella savana sta cercando di tornare a casa.

«Non tutti lo possono fare, perché
ci sono ancora zone della città insicure» riferiscono all’Agenzia giornalistica Fides fonti locali. Le chiese hanno cercato di coordinarsi con le organizzazioni umanitarie per offrire sostegno agli sfollati. Le persone che rischiano di essere uccise a causa della loro appartenenza etnica, come i Nuer, l’etnia di Machar, cercano rifugio presso la base dell’Onu.

«Non si sono verificati massacri
etnici come quelli del dicembre 2013, quando è scoppiata la guerra civile, ma uccisioni su base etnica ci sono state. Non si sa il numero preciso delle vittime, come d’altronde probabilmente non si saprà mai con certezza quanto morti ha causato la guerra civile del 2013-15». I danni più gravi si sono avuti nelle aree dove più intensi sono stati i combattimenti, ma la cosa peggiore non è tanto il danneggiamento degli edifici per i colpi delle armi pesanti, ma il saccheggio massiccio che è seguito. I combattenti si sono dati al saccheggio nonostante gli appelli dei loro comandanti a fermarsi, seguiti poi dai civili che hanno preso il resto.

Anche il magazzino principale del Programma Alimentare Mondiale è stato saccheggiato. In questa struttura sono stoccati gli aiuti alimentari sufficienti a sfamare 20.000 persone per un mese, destinati ad essere poi distribuiti nelle varie basi ONU nel Sud Sudan, Paese che a causa della guerra civile, vive una drammatica emergenza alimentare. Secondo notizie pervenute all’Agenzia Fides, il magazzino del Pam è tuttora privo di protezione e i saccheggi continuano da parte dei civili. Il South Sudan Council of Churches ha organizzato per domani, sabato 16 luglio, una preghiera per la nazione e perché i leader del Sud Sudan desistano dalla guerra e tornino al dialogo.

 

15 luglio 2016