In Sud Sudan è carestia «causata dall’uomo»

Arrivata la certificazione delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite: 100mila persone rischiano la morte per fame. Intersos: «Agire subito»

Arrivata la certificazione delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite: 100mila persone rischiano la morte per fame. Intersos: «Agire subito»

Erano 6 anni che le agenzie specializzate delle Nazioni Unite non denunciavano una situazione di tale gravità nel mondo. Ieri, 20 febbraio, è arrivata la certificazione ufficiale: in Sud Sudan c’è la carestia e 100mila persone rischiano la morte per fame. Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) e il Fondo Onu per l’infanzia (Unicef), sostenute nella loro valutazione dal governo di Juba, l’epicentro della crisi coincide con lo Unity: uno Stato del nord dove si concentrano i pozzi petroliferi, ostaggio di un conflitto civile divampato tre anni fa. Joyce Luma, capo del Pam in Sud Sudan, ha sottolineato che la carestia è stata «causata dall’uomo»: all’origine del crollo della produzione agricola, e della conseguente impennata dei prezzi, ci sono infatti i combattimenti tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir e i ribelli legati al suo ex vice Riek Machar.

«È tempo di agire per evitare una nuova catastrofe»: questo l’appello lanciato dall’organizzazione umanitaria Intersos, che invita a una risposta umanitaria «efficace e tempestiva», per non trovarci davanti alla «più grave carestia del nuovo millennio». Non ha dubbi Giacomo Franceschini, direttore dei programmi di Intersos. «Quando viene dichiarata una carestia – afferma -, vuol dire che abbiamo già fallito, che molte vite umane saranno perdute perché non si è riusciti a prevenire una catastrofe spesso annunciata». Franceschini lancia quindi un appello «affinché le agenzie internazionali garantiscano i fondi necessari per far fronte a questa nuova emergenza, in particolare per proteggere i bambini, ed evitare nel modo più assoluto una carestia come quella del 2011».

Secondo Intersos «attualmente sono oltre 17 milioni le persone che si trovano in condizione di grave insicurezza alimentare tra Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda». Le situazioni più gravi sono proprio in Sud Sudan e Somalia. «In Sud Sudan metà della popolazione, circa 5 milioni e mezzo, rischia la vita per via dell’insicurezza alimentare», riferiscono dall’organizzazione, e anche «in Somalia i numeri sono altrettanto allarmanti», con oltre 6 milioni di persone – vale a dire «la metà della popolazione somala» – in urgente stato di bisogno.

21 febbraio 2017