Continuano gli scontri nella zona di Idlib, ultimo bastione in mano agli oppositori di Assad. «I combattimenti tra l’esercito regolare e i jihadisti sono intensi e si stanno avvicinando anche ai nostri villaggi cristiani di Knaye, Gidaideh e Yacoubieh. Si combatte a pochi chilometri da qui». A parlare è padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Knaye, nella Valle dell’Oronte. «Da tre giorni – riferisce – assistiamo a bombardamenti. L’intenzione dell’esercito siriano, si sente dire, è di riaprire delle vie di comunicazione ritenute strategiche, tutto in accordo con Russia e Turchia. Ma la risposta jihadista si fa sentire – prosegue -, hanno armi e un gran numero di miliziani. Attaccano l’esercito siriano quando cala la nebbia perché questa impedisce l’uso degli aerei rendendo i soldati di Assad più facili da colpire. Si ritirano quando invece esce il sole. E a pagare questa guerra, come sempre accade, sono gli innocenti, i bambini, i più piccoli».

Il pensiero del francescano va agli oltre 34 bambini uccisi nelle ultime 4 settimane nella parte settentrionale del Paese, 8 solo durante gli attacchi alla città di Tal Rifaat, a nord di Aleppo. Ora, ad alimentare la speranza nella fine della guerra, dopo quasi nove anni, e in una pace possibile, arriva il Natale. «Domenica scorsa ci siamo ritrovati nella chiesa di san Giuseppe qui a Knaye, che abbiamo adornato con il viola come chiede il tempo liturgico, per celebrare la prima Domenica d’Avvento – è il racconto di padre Jallouf -. Attendiamo la venuta di Cristo, principe della pace e Signore della nostra salvezza». Intanto ieri, 4 dicembre, nei locali parrocchiali, «perché fuori non possiamo fare nulla», si sono radunati i bambini per la festa di santa Barbara. «Abbiamo organizzato una festa in maschera per regalare un po’ di svago a questi nostri piccoli figli che soffrono tantissimo. Sarà un anticipo della gioia del Natale. Basta guerra».

5 dicembre 2019