In Siria l’80% della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari

La denuncia dell’associazione WeWorld, a 13 anni dallo scoppio della guerra, il 15 marzo 2011. «E la crisi del sistema educativo aumenta il rischio di povertà»

A 13 anni dallo scoppio del conflitto in Siria, il 15 marzo 2011, l’associazione umanitaria WeWorld denuncia che nel Paese – all’alba del 14° anno di guerra – «l’80% della popolazione siriana ha bisogno di aiuti e la crisi del sistema educativo aumenta il rischio di povertà». La stima, in concreto, è che nel 2024, 16,7 milioni di siriani – il numero più alto dall’inizio della crisi -avranno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria (Ocha, Syria Hno 2024). 7,2 milioni di persone rimangono sfollate all’interno del Paese, molte delle quali vivono in campi sovraffollati. 5,2 milioni di persone sono fuggite dalle loro case e sono registrate come rifugiati e richiedenti asilo nei Paesi vicini, con limitate prospettive di ritorno.

La crisi sociale, economica ed energetica del Paese, evidenziano, influisce gravemente anche sulla formazione ed è in corso un’emergenza educativa che colpisce più generazioni: le scuole o non esistono più, perché sono state distrutte, o non funzionano perché i docenti non hanno i mezzi per raggiungere le aule. L’intero sistema di educazione formale del Paese, insomma, è in grande crisi e non si vede all’orizzonte una possibilità di recupero strutturale del settore.

A spiegarlo è Andrea Sparro, rappresentante WeWorld in Siria. «Per bambini e bambine – riferisce – è molto difficile, e in alcuni casi impossibile, frequentare delle scuole secondarie e professionali. Questo fa sì che ci siano meno competenze professionali sul mercato del lavoro, che è già in crisi. Di conseguenza, c’è un grande rischio di maggiore povertà e disoccupazione, e un grandissimo rischio di creare situazioni di dipendenza da altro: da altre persone, da situazioni di sfruttamento o dagli aiuti umanitari».

Nell’analisi offerta da WeWorld, «sono tante le barriere che i bambini e le bambine siriane devono superare affinché possano vedere garantito il diritto al futuro. Il rischio del lavoro minorile è una realtà: spesso i minori si ritrovano a dover lavorare sin da piccolissimi in attività commerciali, manifatturiere o su catene di montaggio. Per le bambine poi esiste anche il pericolo di matrimoni e gravidanze precoci». Ad aggravare la situazione, i terremoti che hanno colpito il nord della Siria nel febbraio 2023, causando la morte di oltre 5.900 persone e il ferimento di oltre 12.800.

L’impegno dell’associazione è proprio a garantire l’accesso a un’educazione di qualità alle nuove generazioni attraverso la riabilitazione di infrastrutture, la formazione al personale e la formazione professionale di giovani, creando un collegamento col mercato del lavoro. «La perdita di tanti anni di scuola rende difficilissima la compensazione di una situazione così critica, a prescindere dal lavoro che le organizzazioni internazionali possono fare – sono ancora le parole Sparro -. Milioni di persone sono state costrette ad abbandonare il Paese e sono tante quelle che ancora si spostano in cerca di una vita migliore». In pericolo, insomma, è «il futuro del Paese – conclude -. Bisogna che si formino le persone che dovranno domani ricostruire una comunità così distrutta».

14 marzo 2023