In Siria 2 milioni di bambini tagliati fuori dalla scuola

Il rapporto di Save the Children in vista del 10° anniversario del conflitto, il 15 marzo. L’80% della popolazione sotto la soglia di povertà. 137mila i piccoli malnutriti

Una fotografia dell’infanzia dei bambini siriani, che a pochi giorni dal 10° anniversario della guerra – il 15 marzo – ha i colori scuri della malnutrizione, della povertà e della perdita dell’istruzione. È il rapporto “Ovunque ma non in Siria”, lanciato ieri, 9 marzo, da Save the Children, nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”, promossa dall’organizzazione.

2 milioni i bambini siriani già tagliati fuori dalla scuola, mentre altri 1.3 milioni sono esposti al forte rischio di perdere l’istruzione. L’80% della popolazione, emerge dal rapporto, vive al di sotto della soglia di povertà e sono 6,2 milioni i bambini che rischiano di restare senza cibo mentre 137mila minori sotto ai 5 anni già ora soffrono di malnutrizione acuta. Ancora: solo nel 2020 i minori in Siria sono stati vittime di oltre 2.600 gravi violazioni e si contano, nello stesso periodo, 1.454 piccoli uccisi o gravemente feriti. 157 gli attacchi armati contro le scuole  e in quasi 1 famiglia siriana su 3 i figli mostrano evidenti segnali di stress psicosociale.

L’indagine di Save the Children è stata condotta tra novembre e dicembre 2020 su 1.900 bambini siriani di età compresa tra i 13 e i 17 anni che vivono in Siria, Turchia, Libano, Giordania e Paesi Bassi. Tra questi, 9 su 10 hanno troppa paura di tornare a casa; 1 su 3, tra gli sfollati interni, vorrebbe vivere altrove. Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, parla di «guerra orribile e infinita, che dopo dieci anni continua ad avere conseguenze disastrose sulla popolazione» e che «sta strappando l’infanzia dalle mani di milioni di bambini siriani. Tutto questo – aggiunge – è  semplicemente inaccettabile: il mondo non può voltarsi dall’altra parte mentre i bambini vengono derubati del loro futuro». Nell’analisi di Fatarella, «questo conflitto prolungato rischia di avere conseguenze anche a lungo termine sulla vita e sullo sviluppo dei minori, sia in Siria che negli altri Paesi. Tutti i bambini siriani hanno bisogno di sentirsi protetti e al sicuro. Bisogna fare di tutto per ricostruire il loro futuro e restituire quell’infanzia alla quale hanno diritto», esorta.

Tra le difficoltà più avvertite dai bambini intervistati, le discriminazioni e lo scarso accesso all’istruzione, come confermano in 2 su 5. «In Libano – si legge nel testo del rapporto – il 44% dei minori siriani non va a scuola, il 36% in Giordania e il 35% in Turchia, Paese che ospita attualmente 3,7 milioni di rifugiati siriani e più di 300mila richiedenti asilo, di cui il 46% sono bambini». I più ottimisti sul futuro sono i piccoli siriani rifugiati nei Paesi Bassi: in 70 su 100 sono convinti che riusciranno a ricostruirsi un futuro migliore. La percentuale precipita invece tra i bambini sfollati all’interno della Siria: solo il 42% . In generale, tra tutti quelli intervistati, più di 1 bambino su 4 riferisce che il suo più grande sogno è che un giorno la guerra nel suo Paese possa finalmente finire. Per il 18% di loro infine il desiderio più grande è andare a scuola e continuare a studiare.

«È fondamentale non perdere altro tempo e agire subito per proteggere il futuro dei bambini siriani ed evitare che anche una seconda generazione possa perdere il diritto di vivere l’infanzia e il futuro al quale ha diritto – è l’appello di Save the Children, lanciato da Fatarella -. Chiediamo a tutte le parti coinvolte di proteggere i bambini siriani dalla violenza fisica e psicologica che da dieci anni continua ad affliggere le loro vite».

10 marzo 2020