In rete buon senso e qualche regola contro il cyberbullismo

Un incontro con la psicologa Teresa Scicchitano e l’esperto informatico Luca Capriotti: «Fondamentale per i ragazzi confidarsi con i genitori»

Un incontro con la psicologa Teresa Scicchitano e l’esperto informatico Luca Capriotti: «Fondamentale per i ragazzi confidarsi con i genitori» 

Ogni minuto nel mondo si inviano circa 150 milioni di mail, 20 milioni di messaggi con “Whatsapp”, si effettuano oltre 700 mila accessi ai social network e si scaricano 51 mila applicazioni. In Italia, secondo dati aggiornati a gennaio 2017, ci sono più sottoscrizioni ad internet che abitanti: 76 milioni di contratti sottoscritti per accedere al web tramite smartphone, tablet e computer a fronte di 59 milioni di abitanti.

Non c’è quindi da stupirsi se in una sala gremita di genitori e bambini dagli 11 ai 14 anni, i cosiddetti “nativi digitali”, questi ultimi, oltre ad avere tra le mani i cellulari più in voga, sono informatissimi sulle ultime applicazioni, sul fatto che basta “barare” sulla data di nascita per iscriversi ai social network e hanno una lista infinita di “gruppi” nei programmi di messaggistica istantanea. Si stupiscono però quando si spiega loro che il web è anche pieno di trappole e cominciano a porre domande sulle app più sicure e quelle da evitare.

È quello che è accaduto ieri
, domenica 05 febbraio, nel salone parrocchiale del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, dove si è svolto un incontro su bullismo e cyberbullismo, aperto a ragazzi e genitori, tenuto da Teresa Scicchiatano, psicologa e referente del “Progetto Pioneer” e da Luca Capriotti, esperto informatico, nello specifico sul tema del cyberbullismo. Durante l’incontro è stato più volte ribadito che il web in generale e i social network nello specifico non sono da demonizzare ma neanche da esaltare «dipende tutto dall’uso che se ne fa. I social possono essere anche piacevoli – ha spiegato Capriotti –. Possono fornire opportunità di comunicazione, ma bisogna stare molto attenti a chi e cosa si scrive».

Secondo una recente indagine vittime di cyberbullismo sono per lo più adolescenti tra gli 11 e i 13 anni: il 7% dichiara di essere stato vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o Internet, la quota scende al 5,2% se la vittima ha un’età compresa tra 14 e 17 anni. In entrambi i casi ad essere adescate sono in maggioranza le ragazze: il 7,1% contro il 4,6% dei ragazzi. Come ha osservato Andrea, 11 anni, “nella vita reale” potrebbe essere più facile difendersi dal bullo perché sai da chi devi stare lontano, ma come proteggersi quando la minaccia si nasconde dietro uno schermo in qualsiasi parte del mondo? Da qui sono scaturite alcune regole e raccomandazioni per grandi e bambini.

I primi suggerimenti sono stati rivolti ai genitori ai quali è stato raccomandato di vigilare l’attività in internet dei figli: in questi casi la privacy è un concetto in senso lato che può e deve essere ignorato per il bene dei figli. Fondamentale è poi ascoltare i ragazzi e non lasciarli mai soli davanti al computer. Pochi ma essenziali anche i consigli dati agli adolescenti. In primo luogo non rispondere a tutte le richieste di amicizia che possono arrivare tramite social network, bloccare le persone che hanno atteggiamenti che infastidiscono, parlare subito con un adulto. «Anche se può risultare imbarazzante – ha spiegato Scicchitano – confidarsi con i genitori o con un adulto di cui ci si fida è la cosa migliore da fare».

Importante poi ricordare che nulla rimane segreto nel web: una conversazione, una fotografia può essere divulgata facilmente quindi è necessario fare molta attenzione ai messaggi e ai video che si condividono. Non di rado, infatti, video di pestaggi da parte di bulli vengono condivisi da migliaia di persone che pensano così di punire il bullo ma a pagarne le conseguenze in realtà è la vittima. Ne consegue che «si favorisce il bullismo senza rendersene conto. Nostro dovere è quello di combattere questa piaga, non di esserne complici» ha rimarcato don Maurizio Mirilli parroco del Santissimo Sacramento.

In serata, con i ragazzi del gruppo giovani, età media 18 anni, si è parlato di un altro aspetto del cyberbullismo, quello della deriva sessuale e nello specifico del “Sexting” le conversazioni che degenerano in scambi di fotografie e video hot. «È fondamentale educare i ragazzi a riconoscere i fenomeni che gli scorrono davanti agli occhi, e costruirsi vie di uscita insieme al mondo adulto – ha concluso Capriotti –. A tutto c’è rimedio se solo si trova il coraggio di chiedere aiuto».

6 febbraio 2017