In questo mondo “liquido”, «recuperare l’importanza del cuore»
Pubblicata Dilexit nos, la quarta enciclica di Francesco. Un invito all’impegno spirituale, in un mondo che sta «perdendo il cuore». Al lettore, l’invito a «essere missionario come lo furono gli apostoli di Gesù e i primi discepoli. Questa è anche la tua missione»
In un’epoca frenetica e consumistica, dove spesso si dimentica del vero senso della vita, è importante fermarsi e «recuperare l’importanza del cuore». Se lo sminuiamo «perdiamo la storia e le nostre storie, perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla fine della vita conterà solo questo». È il primo invito che emerge da “Dilexit nos (Ci ha amati). Lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo” di Papa Francesco pubblicata oggi, 24 ottobre, memoria di sant’ Antonio Maria Claret, fondatore della congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria.
Bergoglio consegna al mondo un documento che in cinque capitoli e 220 paragrafi approfondisce l’amore e la devozione al Sacro Cuore di Gesù, mostrando come questa pratica possa essere una fonte di ispirazione per amare e servire i nostri fratelli. Sottolinea l’importanza di curare l’aspetto intimo della fede, specie con il moltiplicarsi di «varie forme di religiosità». È un invito all’impegno spirituale nel mondo contemporaneo che sta «perdendo il cuore». Basti vedere «come si susseguono nuove guerre, con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi».
È la quarta enciclica del Papa argentino nel suo dodicesimo anno di pontificato, edita per le celebrazioni del 350° dalla prima rivelazione del Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque, avvenuta il 27 dicembre 1673. Dopo Lumen fidei del 29 giugno 2013, scritta a quattro mani con Benedetto XVI, Laudato sì (24 maggio 2015) e Fratelli tutti (3 ottobre 2020) fortemente influenzate dal pensiero di san Francesco d’Assisi, per il pontefice in questo «mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore».
Nel capitolo iniziale, ispirato agli scritti inediti di padre Diego Fares, gesuita argentino morto nel 2022 che Bergoglio accolse nella Compagnia di Gesù, il cuore è descritto come un luogo interiore dove identità, scelte e relazioni affondano le radici. «È il luogo della sincerità, dove non si può ingannare né dissimulare – scrive Francesco -. Di solito indica le vere intenzioni, ciò che si pensa, si crede e si vuole realmente, i “segreti” che non si dicono a nessuno, insomma la propria nuda verità». È il luogo dove possiamo edificare relazioni perché un rapporto che non è costruito «con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo».
Nel documento, che si rifà, tra l’altro, anche agli scritti di santa Faustina Kowalska, Benedetto XVI, John Henry Newman, il vescovo di Roma si sofferma sulle parole e sui gesti con i quali Gesù mostra il suo amore e che trovano «la massima espressione in Cristo inchiodato a una croce. È la parola d’amore più eloquente. Non è un guscio vuoto, non è puro sentimento, non è un’evasione spirituale. È amore», si legge nel testo.
Con “Dilexit nos” Francesco vuole riaccendere una devozione autentica al Sacro Cuore di Cristo, che «non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù», specifica. Guardare al cuore di Cristo significa liberarsi da tante zavorre che ostacolano il cammino di fede, come il «dualismo di comunità e pastori concentrati solo su attività esterne – scrive il Papa -, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti. Davanti al Cuore di Cristo è possibile tornare alla sintesi incarnata del Vangelo», si legge ancora nel testo, che si sofferma anche sull’esperienza spirituale personale e sull’impegno comunitario e missionario.
Tra i santi proposti come modelli ai fedeli di oggi, l’enciclica dedica particolare attenzione a san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che esortava ad «abbandonarsi completamente nel Cuore di Cristo», per trovare «riposo, consolazione e forza». Tocca anche i temi della giustizia riparativa e della riconciliazione, intese come “riparazione”, concetto, quest’ultimo, che spiega rifacendosi a san Giovanni Paolo II per il quale, solo «offrendoci insieme al Cuore di Cristo, “sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo”». Per il vescovo di Roma, «un cuore capace di compunzione può crescere nella fraternità e nella solidarietà».
Nella parte finale del documento si sottolinea l’aspetto universale e missionario dell’amore cristiano. Rivolgendosi direttamente al lettore, il Papa invita a «essere missionario come lo furono gli apostoli di Gesù e i primi discepoli, che andarono ad annunciare l’amore di Dio, andarono a raccontare che Cristo è vivo e vale la pena di conoscerlo. Questa è anche la tua missione. Ognuno la compie a modo suo. Se ne avrai il coraggio, Lui ti illuminerà», si legge nell’enciclica. In conclusione, una preghiera nella quale Francesco implora Gesù di «rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno».
24 ottobre 2024