In Pakistan «troppe pressioni religiose per i casi di blasfemia»

A parlare è l’avvocato di Asia Bibi, che denuncia: «I difensori duramente attaccati e isolati». E aggiunge: «Non mi pento di essermi impegnato per la giustizia»

È dedicata al Pakistan la decima edizione della “Giornata internazionale dell’avvocato minacciato”, che si celebra il 24 gennaio: un’iniziativa della “Day of the Endangered Lawyer Foundation”, con sede in Olanda. «In Pakistan gli avvocati che difendono casi di blasfemia sono duramente attaccati, abbandonati e isolati. Sebbene il Corano difenda chi è ingiustamente condannato con false accuse, la mentalità è fortemente condizionata da un pregiudizio religioso», spiega all’Agenzia Fides Saiful Malook, difensore di Asia Bibi, la donna cristiana falsamente imputata di blasfemia. «Nel mio caso – aggiunge il legale – sono stato accusato di “difendere gli infedeli” e sono stato completamente abbandonato e isolato. Oggi per muovermi ho bisogno di guardie del corpo e potrei essere nel mirino di estremisti. Ma non mi pento di essermi impegnato per la giustizia e per il bene del Pakistan».

Stando ai dati della Fondazione, negli ultimi anni nel Paese asiatico «alcuni avvocati sono stati sottoposti ad atti di terrorismo di massa, omicidio, tentato omicidio, aggressioni, minacce di morte, procedimenti di disprezzo, intimidazioni nell’esercizio delle loro funzioni professionali. Sono stati arrestati, detenuti o torturati e in alcuni casi anche i familiari degli avvocati sono stati assassinati». Il caso più noto è quello dell’8 agosto 2016 quando i terroristi hanno attaccato l’ospedale governativo di Quetta con un attentato suicida che ha provocato la morte di 54 avvocati, che erano riuniti in quel luogo. Da allora, informano dalla Fondazione olandese, c’è stato un aumento allarmante del numero di avvocati uccisi, con nove vittime nell’ultimo anno».

Diffuso anche un Rapporto sulla situazione attuale degli avvocati in Pakistan, che rileva la difficile situazione in cui vivono e operano numerosi avvocati. Tra loro Saiful Malook che, a causa delle minacce di morte ricevute, ha dovuto chiedere protezione agli Stati dell’Unione Europea. Partecipando a una conferenza organizzata a Roma dall’Unione delle Camere Penali Italiane, il 20 gennaio, Malook ha rimarcato che «nei processi relativi ai casi di blasfemia, gli avvocati difensori degli imputati incontrano criticità e ostacoli: vi è una fortissima pressione religiosa, i giudici sono impauriti e, nella stragrande maggioranza dei casi, accolgono le prove condannando il soggetto accusato di blasfemia». Solo nei successivi gradi di giudizio – davanti alla Corte di appello e alla Corte Suprema – si può tentare faticosamente di ribaltare le sentenza e far emergere la verità, rileva Malook, «ma lo si fa a proprie spese, mettendo in conto di poter finire nel mirino», rileva.

La Giornata internazionale dell’avvocato minacciato nasce per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza della professione dell’avvocato come difensore dei diritti fondamentali della persona, in memoria della strage avvenuta a Madrid il 24 gennaio 1977, quando un commando di terroristi fece irruzione in uno studio di avvocati giuslavoristi, uccidendone cinque e ferendone quattro.

23 gennaio 2020