In Nicaragua arrestato ed esiliato il presidente dei vescovi Herrera
La notizia confermata da diverse fonti ecclesiastiche, secondo le quali si trova ora in Guatemala, in un convento dei Francescani. 4 su 9 i presuli forzatamente fuori dal Paese
Arrestato nella notte del 13 novembre, in Nicaragua, dopo aver partecipato a una riunione, il presidente della Conferenza episcopale Carlos Enrique Herrera, vescovo di Jinotega. Il presule è stato quindi espulso dal Paese e, secondo diverse fonti ecclesiastiche che hanno confermato la notizia, si trova ora in Guatemala, in un convento dei Frati minori francescani.
Nei giorni scorsi, il vescovo aveva definito «sacrileghi» il sindaco della città Leónidas Centeno e le altre autorità municipali, per il fatto che domenica 10 novembre avevano piazzato altoparlanti ad alto volume di fronte alla cattedrale di Jinotega proprio mentre il vescovo celebrava la Messa. «È un sacrilegio quello che stanno facendo – aveva detto -, perché conoscono l’orario della Messa». Questa dichiarazione ha scatenato le ire del regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo, che prima ha silenziato il profilo Facebook della diocesi e, successivamente, ha tratto in arresto, in modo extragiudiziale, il vescovo.
È lontana dal placarsi, insomma, la persecuzione contro la Chiesa cattolica nel Paese centroamericano, che si trova di fatto “decapitata”, con 4 vescovi su 9 forzatamente fuori dal Paese e 4 diocesi su 9 private del loro pastore. Si tratta di Silvio Báez, vescovo ausiliare di Managua, andato in esilio dopo essere stato minacciato di morte; Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí, prima arrestato, processato, incarcerato e poi deportato a Roma; Isidoro Mora, vescovo di Siuna, anch’egli arrestato e poi deportato; infine, Herrera. Stando al Collettivo per i diritti umani Nicaragua Nunca Más, negli ultimi anni la Chiesa nicaraguense ha perso il 25% dei propri sacerdoti, che hanno dovuto andare in esilio, sono stati deportati a forza o impossibilitati a rientrare nel Paese. In dettaglio, dal 2022, 74 religiosi sono stati detenuti e torturati, 63 sono stati esiliati e 35 hanno perso anche la cittadinanza.
Vicinanza e «fraterna disponibilità» alla Chiesa e a tutti i fedeli del Nicaragua sono state espresse dal Consiglio episcopale latinoamericano e dei Caraibi (Celam), in una lettera indirizzata al cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua e vicepresidente della Conferenza episcopale del Nicaragua (Cen), in seguito all’espulsione dal Paese di Herrera. «Gli esprimiamo la nostra solidarietà e preghiamo affinché questa situazione si risolva presto e possa tornare nel suo Paese», si legge nel testo.
I vertici dell’organismo episcopale latinoamericano esprimono il loro dolore per «gli eventi che affliggono la Chiesa nicaraguense», deplorando la situazione che stanno vivendo diversi vescovi e le loro giurisdizioni. Offrono quindi le loro preghiere «affinché tutti i vescovi e il Santo Popolo di Dio, con la forza della fede, possano continuare a essere una testimonianza di fedeltà al Signore che risplende verso tutto il continente».
Inviata al cardinale Brenes anche la lettera di solidarietà della Conferenza episcopale messicana, «solidale» con il vescovo esiliato. «Eleviamo le nostre preghiere, affinché questa difficile situazione trovi una rapida soluzione e possa tornare in patria. La Chiesa in Messico è una compagna fraterna della Chiesa nicaraguense in questo momento di prova», scrivono i vescovi.
15 novembre 2024