In Nepal oltre 80 bambini vittime del terremoto

L’allarme lanciato da Save the Children, che parla anche di 5mila piccoli rimasti senza casa e al gelo. Distrutte oltre 300 scuole e gli ospedali sono in affanno

Ha colpito a circa 500 km ad ovest di Kathmandu, nel remoto nord-ovest del Nepal, il terremoto registrato nella notte di venerdì scorso, 3 novembre. Tra le vittime, oltre la metà sono bambini, riferisce Save the Children, aggiungendo anche che «si stima che in 5mila siano stati costretti a lasciare le loro case e a dormire al gelo con il rischio concreto di contrare malattie come la polmonite».

Gli ultimi dati del governo della provincia di Karnali confermano che «82 bambini sono tra i 153 morti confermati dopo che un terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito Jajarkot e Rukum West, lo scorso venerdì notte, mentre la maggior parte delle persone stava dormendo». Fonti governative riferiscono che dopo la forte scossa «circa 10mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case e molte famiglie hanno perso tutto a causa del crollo delle proprie abitazioni. Gli ospedali faticano a far fronte al numero di feriti – aggiungono – e più di 300 scuole sono andate distrutte». Ad aggravare la situazione, le frane nella regione montuosa, che «stanno rendendo difficile il trasporto degli aiuti e del cibo necessari soprattutto alle aree più remote».

Heather Campbell, direttrice di Save the Children in Nepal, sottolinea che «i bambini hanno paura. Molti hanno perso dei parenti, in migliaia hanno perso la casa. Le continue scosse di assestamento e il terrore di un altro terremoto si traducono nello stare all’addiaccio. Con le temperature in calo – aggiunge -, hanno bisogno di ripari, di stare al caldo e di cibo nutriente». A preoccupare è soprattutto il rischio polmonite, legato al protrarsi del tempo fuori casa. «I più piccoli sono a rischio anche di contrarre malattie trasmesse dall’acqua, perché l’acqua potabile sicura scarseggia. C’è urgente bisogno di servizi igienici e strutture per la pulizia», prosegue Campbell, evidenziando che «i bambini sono i più vulnerabili e hanno bisogno di spazi in cui siano al sicuro e possano continuare a ad apprendere. Dobbiamo garantire la loro sicurezza e protezione poiché disastri come questo possono portare a gravi conseguenze come i disturbi mentali. Il recupero dal trauma della perdita dei propri cari o della propria casa non sarà un processo rapido – rimarca -. Hanno bisogno di stabilità».

Save the Children, intanto, in coordinamento con le agenzie governative e i partner locali, è sul campo e fornisce assistenza. Al momento sta consegnando beni di prima necessità, tra cui rifugi, coperte, kit igienici e kit per bambini.

7 novembre 2023