In molti contro la spirale di egoismo

1975, ispirazione e prospettive di carità nella pastorale parrocchiale. Gemellaggio fra parrocchie povere ed agiate

Marzo 1975

Solo la certezza del Cristo, scrive il biblista brasiliano Carlos Mester, può dare senso al nostro impegno per i fratelli, alle nostre ansie di giustizia, alle nostre piccole e grandi occasioni di solidarietà e di carità. Fuori di questa certezza, fuori della logica della Croce e della Resurrezione tutti i nostri sforzi in una città tentacolare, dal volto poliedrico, intriso di solitudine e di sperpero, di povertà e di lusso, di allegrie sfrenate e di profonda sofferenza, di speranza e di violenza, ci sembrerebbero inutili, impotenti.

Pasqua dunque come momento di riflessione, come rinascita in Cristo per verificare i limiti del nostro egoismo, i limiti del nostro impegno di Carità e di Giustizia verso i fratelli, Pasqua come momento di tutta la comunità ecclesiale di meditazione e di stimolo, nella gioia della Croce che diviene Resurrezione, per invigorire il nostro impegno, per rinnovare le nostre attività, per rinascere «uomini nuovi» costruttori di pace e di fraternità, operatori di giustizia e di solidarietà per trasformare il volto della nostra comunità, della nostra città. In tutte le parrocchie, in tutte le comunità, i gruppi giovanili, i movimenti ecclesiali romani è particolarmente sentita questa esigenza di impegno, di costruzione seria, costante, umile ma serena.

Andando a ricercare in questi giorni le motivazioni e le scelte, le prospettive e i campi d’azioni prevalenti dell’impegno di Carità e giustizia dei cristiani di Roma, ho trovato un parroco che mi ha dato una risposta da meditare: «la carità non fa notizia, non è cronaca. Scorrendo i giornali, girando i quartieri anonimi o per le vie dello spreco e del lusso, si potrebbe pensare che Roma dorme sorniona sui suoi mali, che nulla si muove, che nessuno si è mai rimboccato le maniche. E invece la città brulica di comunità, di gruppi, di parrocchie che operano silenziosamente per rompere la spirale dell’egoismo, della violenza, della ingiustizia. Ma questo impegno, questo lavoro di tanti operatori di giustizia e di fraternità con fa notizia, non farà mai notizia. Così come se lei troverà iniziative e attività interessanti, ne ignorerà certamente tantissime altrettanto interessanti, altrettanto valide».

Forse è vero. Esiste a Roma un sotterraneo brulicare di giovani, di adulti, di signore e di ragazze, di gruppi e di comunità, che senza clamore né troppi discorsi, si sono rimboccati le maniche e hanno dato vita a doposcuola tra i baraccati, ad asili-nido per ragazze madri, a segretariati di assistenza sociale, a centri sociali per anziani o handicappati. Sono testimonianze che i piccoli, i poveri, gli emarginati di questa nostra «stanza» e «scettica» capitale conoscono bene.

Una forma nuova di impegno di carità e giustizia, nata spesso come prima conseguenza del Convegno della Diocesi sui mali di Roma, è il cosiddetto «gemellaggio» tra una parrocchia o più parrocchie di quartieri benestanti e una parrocchia o una zona di più povera, ovvero «l’adozione» da parte di gruppi che fanno capo a quartieri e parrocchie ricchi di comunità o di borgate ove vivono gli emarginati.

È il caso per esempio delle parrocchie dell’Eur, che hanno «adottato» la borgata di Nuova Ostia, del gruppo «Fraternità» della parrocchia di San Gregorio Barbarigo col doposcuola al Borghetto Alessandrino, della Parrocchia di Santa Teresa al corso d’Italia dove i cari giovani collaborano con le iniziative di una parrocchia di periferia, San Ferdinando. A San Roberto Bellarmino opera un segretariato di assistenza sociale con una sua équipe di assistenti sociali, pedagogo, medico e psicologo che non vuole essere una alternativa o una mera supplenza alle carenze dello stato, ma un impegno radicale e competente di solidarietà verso gli emarginati. Così gli scouts dei Sant’Eugenio cercano con umiltà e generosità di animare un doposcuola per i baraccati che abitano, una delle tante contraddizioni della nostra città, proprio dietro via Flaminia. L’elenco potrebbe continuare a lungo. Ma ciò che è più utile non è tanto fermarsi su questi dati esteriori.

È piuttosto capirne il senso, la prospettiva. Sono impegni e iniziative che nascono nella luce di una maturazione ecclesiale, di una aspirazione di giustizia e di fraternità, nell’ansia di realizzare concretamente spazi nuovi di solidarietà. È la speranza e l’utopia cristiana di una città umana che renda possibile il soffio dello Spirito, il fermento della parola di Dio. è la meditazione dell’Uomo dei dolori, della Croce, della certezza della resurrezione che deve animare il nostro impegno di carità e di giustizia, nella speranza e nella fede che solo in quanto sapremo oggi fare comunione nella città umana e concreta in cui viviamo, con le sue contraddizioni e speranze, sapremo vivere l’anticipazione del Regno. (Paolo Giuntella)