In Messico si prega a ridosso del muro Usa

L’arcivescovo di Tijuana, monsignor Barròn, ha inserito sulla divisione i segni della croce e della corona di spine: «Vicini ai nostri fratelli migranti»

L’arcivescovo di Tijuana, monsignor Barròn, ha inserito sulla divisione i segni della croce e della corona di spine: «Vogliamo farci presenti ai nostri fratelli migranti» 

La tradizionale Marcia per la vita promossa dalla chiesa di Tijuana, in Messico, quest’anno ha voluto essere anche e soprattutto una marcia per i migranti, iniziata proprio con una preghiera davanti al muro frontaliero di confine, che a Tijuana esiste già da parecchi anni. Proprio sul muro l’arcivescovo di Tijuana, monsignor Francisco Moreno Barrón, ha voluto inserire i segni della croce e della corona di spine. «Un gesto che parla da solo – ha detto -. Vogliamo farci presenti – ha spiegato monsignor Moreno Barrón – a tutti i nostri fratelli migranti, non solo a quelli che passano per questa frontiera».

«Tutta la comunità umana è una
sola famiglia, uscita dalle mani di Dio per amore. Siamo chiamati a vivere nell’amore come una sola famiglia. Purtroppo, per l’egoismo che è presente nel mondo e negli animi umani si sono sollevati muri, non solo in passato, ma anche nel presente, muri che pretendono di dividerci, mettere distanza e a volte anche metterci contro», quando invece abbiamo bisogno «di ponti che ci aiutino a costruire la fraternità, per poter vivere in pace e si realizzi il sogno di Dio per i suoi figli, che vivano uniti nell’amore».

Ha proseguito l’arcivescovo: «Siamo
coscienti che siamo un’arcidiocesi “migrante”. Il segno di stare qui davanti al muro è molto importante. Chiediamo a Dio di proteggere i nostri fratelli migranti». La Marcia per la vita e per i migranti è poi proseguita con una processione e con la Messa.

20 marzo 2017