In Libia torture e abusi nelle carceri gestite dai gruppi armati

La denuncia nel rapporto realizzato dall’Onu insieme all’Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia: «Uomini, donne e bambini detenuti arbitrariamente sulla base di legami tribali o familiari o per le affiliazioni politiche»

«Torture, abusi e altre violazioni dei diritti umani». È quello che avviene nelle carceri gestite dai gruppi armati in Libia, dove migliaia di persone sono detenute arbitrariamente. La denuncia arriva dal rapporto delle Nazioni Unite pubblicato martedì 10 aprile e realizzato insieme all’Unsmil, la missione Onu il Libia. «Uomini, donne e bambini in tutta la Libia sono detenuti arbitrariamente e privati delle loro libertà sulla base dei loro legami tribali o familiari o per le affiliazioni politiche – denuncia l’ufficio per i diritti umani Onu -. Le vittime hanno poco o nessun accesso a rimedi o riparazioni giudiziarie, mentre i membri dei gruppi armati operano nella più totale impunità».

Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein, «il rapporto mette a nudo non solo i terribili abusi vissuti dai libici privati della loro libertà ma anche l’orrore e l’arbitrarietà di queste detenzioni, sia per le vittime sia per i familiari. Queste violazioni e abusi devono cessare – afferma – e i responsabili di questi crimini devono essere perseguiti». Da quando, nel 2014, sono esplose nuove ostilità in Libia, i gruppi armati di ogni fazione, è la denuncia, hanno arrestato «sospetti oppositori, critici, attivisti, medici, giornalisti e politici. È comune anche la pratica dello scambio di prigionieri o la richiesta di riscatto». Ci sono persone detenute arbitrariamente dal conflitto armato del 2011, «molte senza accusa, processo o sentenza da oltre sei anni».

Al mese di ottobre 2017 le persone detenute ufficialmente nelle prigioni gestite dal ministero della Giustizia erano 6.500; «non ci sono però dati disponibili sulle strutture controllate dal ministero dell’Interno e della Difesa, né su quelle gestite direttamente dai gruppi armati». Si tratta, secondo gli estensori del rapporto, di strutture «note per torture endemiche e altre violazioni o abusi dei diritti umani». Tra queste ci sono anche il centro di detenzione della base aerea di Mitiga a Tripoli, con «circa 2.600 uomini, donne e bambini, la maggior parte senza accesso alle autorità giudiziarie», e la prigione di Kuweifiya, «dove si pensa siano rinchiuse 1.800 persone». Tante anche le morti sospette durante la detenzione. I corspi di centinaia di persone catturate dai gruppi armati, si legge nel documento, «sono stati ritrovati nelle strade, negli ospedali e nelle discariche, molti con gli arti amputati, con segni di tortura e ferite di arma da fuoco».

11 aprile 2018