È intitolata a San Giovanni XIII e a Maria Decor Carmeli la chiesa dedicata ieri, 18 marzo, dall’ordinario militare Santo Marcianò nella base della missione Unifil di Shama, in Libano. «Cercare l’unità tra diritto e amore»: questo l’invito rivolto dal presule ai militari presenti, ai quali ha riassunto «il segreto della pace in questa missione internazionale»: una unità «sempre possibile e sempre più necessaria, nel nostro mondo che spesso si rifugia in un legalismo escludente e senza carità o in un pacifismo irreale e lontano dai bisogni dei più fragili».

L’arcivescovo ha indicato la chiesa come una «casa» per i militari cristiani ma anche per «i tanti uomini, donne e bambini che il vostro servizio incrocia e difende», così come per «i fratelli di altre culture e religioni che la vostra presenza abbraccia». Quindi, riferendosi specificatamente alla missione Unifil, l’ha definita una «casa tra le case della gente», che «vuole aiutare questa nazione». Ancora, Marcianò ha riportato l’attenzione su un processo di pace «segnato da difficoltà e speranza» e su un luogo – la missione – in cui si cerca di «custodire e promuovere la pace, grazie alla cooperazione tra militari di tanti Paesi diversi, con diverse culture e religioni. Tutti – ha aggiunto rivolgendosi direttamente a loro – avete lavorato insieme alla preparazione di questa chiesa e operate insieme nel quotidiano, armonizzati dal dialogo che si respira nella realtà religiosa del Libano e dalla ricerca comune del bene della pace, via privilegiata per la comunione».

Oggi, ha proseguito ancora l’ordinario militare riferendosi al titolo della nuova chiesa, «Papa Giovanni ritorna in Libano da santo e patrono dell’esercito italiano. Il Papa della pace viene in questa sua casa e vuole farci comprendere quanta responsabilità di pace sia affidata alle forze armate». L’arcivescovo ha citato le «nuove tipologie di conflitti che richiedono una difesa internazionale sempre più unita e competente» e al tempo stesso «sempre più attenta a frenare le logiche di odio e vendetta, potere e sopraffazione, esclusione e lesione della dignità umana». Logiche che, secondo Marcianò, sono «capaci di infuocare tanto le guerre mondiali di ieri quanto le lotte interne, la criminalità, il terrorismo fondamentalista, che seminano paura e morte oggi». Ricordando che san Giovanni XXIII è stato cappellano militare e nunzio apostolico in Oriente, l’arcivescovo ha concluso che Papa Giovanni «viene a educare i nostri e i vostri cuori affinché, da operatori di pace, possiate costruire e indicare itinerari di riconciliazione nella pacifica e operosa convivenza tra culture, razze e religioni».

19 marzo 2019