In Italia triplicati in 10 anni i minori in povertà assoluta

I dati nell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children: si tratta di oltre 1,2 milioni di under 18. Fortissimi i divari territoriali. Alto l’abbandono scolastico. Manca «un Piano strategico dotato di adeguati investimenti»

Più che triplicato in Italia, negli ultimi 10 anni, il numero di minori che vivono in condizioni di povertà assoluta, privi dei beni indispensabili per una vita accettabile: dal 3,7% del 2008 il dato è balzao, nel 2018, al 12,5%. Si tratta di oltre 1,2 milioni di minori, a fronte dei circa 375mila di dieci anni fa. Più precisamente: 1 milione 260mila, di cui 563mila al sud, 508mila al nord e 192mila al centro. Sono i dati che emergono dal X Atlante del’infanzia a rischio di Save the Children, presentato ieri, 21 ottobre, a Roma dal curatore Giulio Cederna e in contemporanea in diverse altre città d’Italia, in occasione della nuova edizione della campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa. Una “fotografia” della condizione dei bambini e degli adolescenti in Italia negli ultimi 10 anni, accompagnata dal titolo “Il tempo dei bambini”,

Al centro dell’analisi, la povertà economica, strettamente correlata alla denatalità ma soprattutto alla povertà educativa. Nel nostro Paese 1 giovane su 7 ha abbandonato precocemente gli studi, quasi la metà dei bambini e adolescenti non ha letto un libro extrascolastico in un anno, circa 1 su 5 non fa sport. «Per contro – si legge nel rapporto -, anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente dai tagli alle risorse, spesso “lineari”, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà». Innegabili i passi avanti sul tema della dispersione scolastica negli ultimi anni, eppure le differenze tra regioni restano «drammatiche». Il dato complessivo relativo al 2018, «che si attesta al 14,5%, fa registrare per il secondo anno consecutivo un pericoloso trend di ripresa del fenomeno della dispersione scolastica». Oltretutto, in un Paese fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico, quasi il 79% delle scuole censite nelle aree a medio-alta pericolosità sismica non hanno una progettazione antisismica e il 53,9% delle scuole italiane – tra quelle che hanno compilato il dato – non ha il certificato di agibilità e quasi un terzo non ha un collaudo statico.

Fortissimi i divari territoriali, che emergono soprattutto nell’analisi dell’indicatore della povertà relativa: se in Emilia Romagna e Liguria poco più di un bambino su 10 vive in famiglie con un livello di spesa molto inferiore rispetto alla media nazionale, questa condizione peggiora in regioni del Mezzogiorno come la Campania (37,5%) e la Calabria (43%). Una povertà che si manifesta nella mancanza di beni essenziali, lo stretto indispensabile per una vita dignitosa: un’alimentazione e un’abitazione adeguata. Basti pensare che nel 2018, 453mila bambini di età inferiore ai 15 anni hanno beneficiato di pacchi alimentari. La povertà dei minori poi si riflette anche sulle difficili condizioni abitative in cui molti di loro sono costretti.

Strettamente legato alla crisi economia anche l’aumento della denatalità. I minori nel 2018 rappresentano soltanto il 16,2% della popolazione; nel 2008 erano il 17,1%. In Italia nascono pochi bambini e hanno in media genitori più anziani rispetto al passato. In flessione, di conseguenza, anche il dato delle iscrizioni a scuola nel primo anno delle primarie: per il 2019-2020 le domande presentate sono state poco più di 473mila, con una perdita di circa 23mila bambini rispetto all’anno precedente (-4,6%); nelle scuole secondarie la flessione è di altri 20 mila studenti. Compensa solo parzialmente questi dati la crescita del numero di bambini e ragazzi di origine straniera presenti nel nostro Paese: nel 2008 erano poco più di 700mila; oggi sono oltre un milione.

«Manca un piano strategico per l’infanzia e l’adolescenza». È la denuncia del direttore generale di Save the Children Valerio Neri, che parla di un Paese «vietato ai minori», impoverito, agli ultimi posti in Europa per gli investimenti in questo ambito. Il presidente dell’organizzazione Claudio Tesauro punta il dito contro le «inaccettabili differenze regionali», sottolineando che «a fronte di una spesa sociale media annua per l’area famiglia e minori di 172 euro pro capite per interventi da parte dei Comuni, la Calabria si attesta sui 26 euro e l’Emilia Romagna sui 316». Inoltre, 1 giovane su 7 (il 14,5%, ma in Calabria, Sicilia e Sardegna supera il 20%) ha abbandonato precocemente gli studi, quasi la metà dei bambini e adolescenti non ha letto un libro extrascolastico in un anno, circa 1 su 5 non fa sport. L’auspicio dell’organizzazione è che il premier Conte «nella prossima legge di bilancio sappia dare seguito concreto a quanto annunciato per garantire maggiore accesso agli asili nido, a partire dalle aree del Paese dove maggiormente si concentra la povertà minorile».

Contro la povertà educativa, l’organizzazione rilancia dunque la campagna “Illuminiamo il futuro“, giunta al sesto anno. Da Neri è arrivata la richiesta di firmare la petizione online per il recupero di 16 spazi pubblici da nord a sud, oggi abbandonati, da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini. Partita anche una settimana di mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori.

Ilaria Antonini, capogabinetto del ministero per le Pari opportunità, famiglia e disabilità, ha annunciato la ricostituzione dell’Osservatorio nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, che «dovrà attuare il monitoraggio del quarto Piano nazionale per l’infanzia e agire per costruire subito il quinto Piano nazionale». Sul legame tra povertà e cambiamenti climatici si è soffermato, ancora, Cederna, evidenziando l’importanza di «far crescere tra i ragazzi la consapevolezza in materia. Quest’anno, per fortuna – ha osservato – c’è stata la “scossa di Greta”». E proprio dall’esperienza del movimento Fridays for Future sono arrivate le testimonianze di due studenti: Dario Rapiti e Federica Gasbarro. «Le nostre piazze sono sempre più partecipate – le parole di Dario -, abbiamo ben presente i nostri obiettivi, gli interlocutori e le soluzioni da mettere in campo. Non ci accontentiamo di politiche spot: l’ambiente deve essere al centro dell’agenda di governo. Ambiente e scuola sono i pilastri su cui costruire il nostro futuro». Annunciando il prossimo sciopero nazionale, il 29 novembre, Federica ha ribadito: «Vogliamo riprenderci ciò che è nostro in questo universo e saremo inarrestabili».

22 ottobre 2019