In Italia i rifugiati vincitori di borse di studio

Vengono da Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo con il progetto dei Corridoi universitari e studieranno in 23 atenei

Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Arrivano da qui i 37 rifugiati sbarcati ieri, 16 settembre, a Fiumicino grazie al progetto Unicore (University corridors fore refugees). Un’iniziativa, quella dei corridoi universitari per i rifugiati, avviata nel 2019 in via sperimentale, insieme al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, da Caritas italiana, Unhcr, Diaconia Valdese, Centro Astalli, Gandhi Charity e una vasta rete di partner locali.

I nuovi arrivati studieranno in 23 atenei italiani – tra cui, a Roma, la Sapienza e la Luiss – ma complessivamente sono 28 le università del nostro Paese che hanno messo a disposizione negli ultimi tre anni oltre 70 borse di studio. Merito accademico e motivazione: questi i criteri su cui si basa la selezione degli studenti. Ora, sottolineano dalla Caritas, dopo il periodo di quarantena per l’emergenza Covid-19, inizieranno il loro percorso universitario presso negli atenei coinvolti.

Le Caritas diocesane, sottolinea il direttore don Francesco Soddu, «sostengono l’inserimento sociale degli studenti nelle comunità di accoglienza, attraverso una profonda azione di ascolto e accompagnamento, grazie all’individuazione di un operatore diocesano e di famiglie tutor e all’impegno per l’attivazione di tavoli locali con soggetti pubblici e privati». I rifugiati, gli fa eco Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per Italia, Santa Sede e San Marino, «hanno bisogno non solo di ricostruire la loro vita in sicurezza e dignità, ma anche di poter esprimere al meglio le loro capacità e competenze per progettare un futuro prosperoso per sé stessi e per le comunità che li accolgono». E «la crescita di questo programma dalla sua fase pilota con sei studenti ai 45 di quest’anno – aggiunge – rappresenta un risultato molto importante».

Stando ai dati Unhcr, l’iscrizione dei rifugiati all’istruzione superiore a livello globale è del 5%, rispetto ad una media del 38%. «Un dato drammatico che testimonia ancora una volta la necessità di lavorare per rimuovere le barriere di accesso all’istruzione». Ne è convinto anche padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. «Sostenere gli studenti che arrivano con i corridoi universitari nel loro percorso accademico e di inclusione si inserisce in una serie di progetti del Centro Astalli volti alla creazione di nuovi modelli di convivenza e integrazione in Italia. Da sempre – osserva – l’educazione è priorità caratterizzante l’azione dei gesuiti in favore dei rifugiati in tutto il mondo. Vogliamo poter offrire un futuro diverso a quei giovani che, in molte occasioni avendo visto solo guerra, violenza e distruzione nella loro vita, possono investire con creatività sul proprio futuro, che diviene chiave per un futuro di pace per tutti. Per questo – conclude – riteniamo necessario e urgente che le istituzioni nazionali e sovranazionali aprano, in modo strutturale e per numeri significativi, corridoi universitari che tolgano ragazzi dalla guerra e li mettano in condizione di costruire il loro avvenire di pace».

17 settembre 2021