In Italia due milioni in più di veri poveri
Il fenomeno più che raddoppiato: dal 3,1 al 6,8% della popolazione. I dati nel Rapporto Caritas 2015. Welfare pubblico «ancora del tutto inadeguato»
Il fenomeno più che raddoppiato: dal 3,1 al 6,8% della popolazione. I dati nel Rapporto Caritas 2015. Welfare pubblico «ancora del tutto inadeguato»
La crisi ha colpito e colpirà ancora i più deboli. Sebbene i dati Istat dicano che la povertà assoluta ha smesso di crescere (dal 7,3% del 2013 al 6,8% del 2014), questo non vuol dire che tutto sia a posto: «Rispetto all’Italia pre-recessione gli indigenti sono più che raddoppiati – afferma Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, responsabile scientifico del Rapporto -. La peggiore crisi economica del secondo dopoguerra ha colpito soprattutto i più deboli». E difficilmente si riuscirà a tornare ai livelli pre-crisi. Anche nei prossimi anni, osserva Gori, l’indigenza sarà «maggiore rispetto al passato e trasversale a tutti i gruppi sociali», tanto da costituire «un tratto abituale del nostro Paese».
Politiche sociali «nel segno della continuità». Povertà diffusa, quindi, anche a causa di un welfare pubblico «ancora del tutto inadeguato». Nel 2012 i Comuni hanno speso in media 15 euro a persona per servizi e interventi sulla povertà, con un massimo di 22 euro nei comuni del Centro e soli 6 euro al Sud. Per Gori il governo Renzi ha messo in campo politiche sociali «nel segno della continuità» con il passato, anche perché le misure come i bonus non hanno aiutato le persone “incapienti”, quelli cioè che non pagano le tasse perché con reddito inferiore agli 8.145 euro l’anno. Gli 80 euro ai dipendenti, ad esempio, hanno incrementato il reddito delle famiglie indigenti solo dell’1,7%. Nel 2017 il bonus bebè sarà ricevuto solo dal 9% delle famiglie povere. E anche se complessivamente il sollievo sul reddito dei poveri è del 5,7%, quindi «migliore rispetto ai precedenti governi», si tratta di «un avanzamento marginale» perché raggiunge solo il 20% delle famiglie in povertà assoluta. Il leggero aumento dei fondi nazionali (politiche sociali, non autosufficienza e nidi) è una novità positiva ma ancora esigua rispetto agli stanziamenti pre-crisi. Basti pensare che nel 2008 i fondi nazionali per le politiche sociali erano di 3.169 milioni di euro e nel 2015 di soli 1.233,70 milioni di euro.
Sugli interventi annunciati: il Rapporto Caritas prende in esame anche gli interventi annunciati dall’esecutivo per il prossimo triennio: abolizione della Tasi sulla prima casa nel 2016, riduzione di Ires e Irap nel 2017 e dell’Irpef nel 2018. L’impatto dell’abolizione della Tasi sui poveri sarà «estremamente contenuto» poiché solo il 35% delle famiglie in povertà assoluta la paga. Anche la riduzione dell’Irpef non aiuterà gli incapienti (perché ovviamente non la pagano), mentre Ires e Irap riguardano solo le imprese. Le misure annunciate impatteranno dunque molto poco sui poveri assoluti, visto che non hanno abbastanza soldi o proprietà per pagare queste tasse. (Patrizia Caiffa)