In Italia 6.663 minori non accompagnati

L’indagine di Openpolis: sono per lo più maschi 17enni. Il numero più alto in Sicilia: 1.946. «Alto rischio di povertà educativa. Essenziale il ruolo della scuola»

La fondazione Openpolis fa il punto sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati in Italia: 6.633, secondo le statistiche ufficiali fornite dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui 6.392 maschi (96,4%) e 241 femmine (3,6%). Il 64,7% sono 17enni mentre il numero cala mano a mano che si considerano fasce d’età inferiori: il 22,5% ha 16 anni, il 7,5% ne ha 15 e il 5,1% è tra i 7-14 anni, fino ad arrivare a 22 bambini tra 0 e 6 anni d’età, su 6.633 totali (0,3%). Alla Sicilia il primato dell’accoglienza: nell’isola infatti risiedono in 1.946, vale a dire il 29,3% del totale. Seguono Friuli-Venezia Giulia (11,5%), Lombardia (10,3%) e Emilia-Romagna (7,9%). Al sud la quota più alta è in Puglia (5,6%) e al centro nel Lazio (5,4%). Tra i territori che invece ne ospitano meno ci sono le province autonome di Bolzano (0,8%) e Trento (0,3%), l’Umbria (0,4%) e la Valle d’Aosta (quasi lo 0%).

A questi minori arrivati nel nostro Paese senza nessun adulto di riferimento vanno assicurate le tutele speciali garantite dalla legge n. 47/2017, che stabilisce principalmente il divieto di respingimento e di espulsione e la possibilità di accedere ai diversi servizi territoriali di accoglienza, attraverso  il fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo e il fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Entrambi sostengono le amministrazioni comunali nelle spese che sono chiamate ad affrontare per l’accoglienza dei minori. Per loro, tra i rischi più alti c’è quello della povertà educativa, evidenziano da Openpolis. «Non solo per i limiti linguistici ma anche perché spesso vengono inseriti in ritardo rispetto all’età nel sistema scolastico».

Al centro dell’analisi della fondazione, la duplice difficoltà dei minori stranieri non accompagnati, che da un lato affrontano tutti gli ostacoli del trovarsi in un Paese straniero, a cominciare dalla mancata conoscenza della lingua, e dall’altro non hanno il sostegno di una rete familiare. «Questo – affermano – rende ancora più essenziale il ruolo del sistema scolastico, per favorire la socializzazione e l’inclusione all’interno della comunità». Di qui l’esortazione a “bilanciare” le difficoltà strutturali con «servizi educati di qualità» e con un «processo efficace di accoglienza e inclusione. Per evitare che influenzino negativamente il percorso scolastico del minore, aggravando il rischio di esclusione sociale. Un esito da contrastare – è la conclusione -, per far sì che bambini e ragazzi provenienti da contesti di difficoltà abbiano gli strumenti per uscirne e per accedere, al pari dei propri coetanei, al percorso di studio o di lavoro che desiderano».

9 giugno 2021