In Iraq continua a calare il numero dei cristiani

La preoccupazione del patriarca Sako, che denuncia «il dominio di corruzione, tangenti e settarismo nelle istituzioni statali» e la presenza di governi deboli

Il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I Sako torna a esprimere la sua preoccupazione per il «crescente calo del numero di cristiani che vivono in Iraq». Lo fa in una riflessione affidata al sito web del patriarcato, ricordando che «i cristiani sono stati da sempre una componente essenziale della società irachena: dall’alba del cristianesimo fino alla caduta del regime nel 2003 hanno difeso valori quali la cittadinanza e la fraternità umana, sono stati un modello reale di convivenza e hanno conservato le loro città, le loro chiese e i loro monasteri». Successivamente, con la caduta del regime «sono stati attaccati dai terroristi, rapiti, uccisi e le loro chiese sono state spazzate via, così come è accaduto nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Liberazione nel 2010».

Ancora, il cardinale ricorda anche lo spartiacque del 2014, quando le città di Mosul e Ninive vennero occupate dall’Isis: «I cristiani vennero cacciati dalle loro case e le loro chiese, che risalivano al IV, V, VI e VII secolo, sono state bruciate. Oggi – aggiunge – nonostante queste aree siano state liberate, i cristiani non hanno ricevuto alcun sostegno da parte del governo iracheno per la ricostruzione delle loro case e per il ripristino delle infrastrutture. Non solo. Il conflitto ha cambiato la demografia del territorio e questo fa crescere preoccupazioni e paure».

Nelle parole del patriarca c’è anche la denuncia del «dominio della corruzione, delle tangenti e del settarismo all’interno delle istituzioni statali» e della presenza di governi deboli, incapaci di far rispettare le leggi. A oggi si stima che del milione e mezzo di cristiani che vivevano in Iraq prima del 2003, ne siano rimasti circa mezzo milione. Di qui l’invito di Sako a tutti gli iracheni ad «avviare un dialogo politico coraggioso e costruttivo», finalizzato alla nascita di un «patto nazionale» che coinvolga tutti i partiti politici. «Tale documento, se attuato – assicura -, aiuterà gli iracheni a uscire dalla crisi. Gli iracheni devono fidarsi di se stessi, delle loro capacità e apprezzare il valore della loro unità – aggiunge ancora il patriarca -, grazie alla quale riusciranno a superare questa dolorosa realtà. Unità, azione e speranza permetteranno loro di realizzare cose grandi e durature per il Paese e per quanti vi abitano».

4 settembre 2019