Giovani, in cammino dietro alla Croce per le vie di Roma

La Via Crucis organizzata dagli uffici pastorali del Vicariato. Il cardinale Vallini: «La morte non è l’ultima parola. C’è la risurrezione»

La Via Crucis organizzata dagli uffici pastorali del Vicariato. Il cardinale Vallini: «La morte non è l’ultima parola. C’è la risurrezione»

Quattordici stazioni per raccontare le loro paure verso il futuro incerto e il disagio di non sentirsi adeguati alla società attuale, ma anche la certezza che la croce e la sofferenza non hanno mai l’ultima parola. Erano oltre tremila i giovani che venerdì 18 marzo hanno partecipato alla Via Crucis diocesana, organizzata da tre uffici del Vicariato: Pastorale giovanile, universitaria e vocazionale. Partita da piazza Venezia, la processione ha attraversato le vie storiche di Roma dai Fori Imperiali al Colosseo, fino alla basilica di San Giovanni in Laterano.

“Dio ha occhi misericordiosi”: è stato questo il tema che ha accompagnato i giovani lungo tutto il percorso, nella lettura delle meditazioni scritte da loro stesso. Una tappa del loro anno giubilare, alla vigilia della Domenica delle Palme, 31esima Giornata mondiale della gioventù. «Dietro questa Via Crucis c’è un grande lavoro da parte di noi giovani – ha affermato Simone, studente di Filosofia a Tor Vergata -: una preparazione lunga e complessa. È stato molto bello preparare le meditazioni. Questo – ha aggiunto – racconta uno spaccato della gioventù romana che non è così superficiale e, soprattutto, non è indifferente rispetto alla fede e a quello che la croce significa. Anche noi giovani non siamo indifferenti al dolore dell’uomo e abbiamo una parola di conforto, incoraggiamento per chi soffre».

Canti, meditazioni e momenti di preghiera, venerdì sera, lungo un percorso che è stato una rappresentazione non solo del dolore di Gesù, portato alla crocifissione, ma anche del cammino dell’uomo di oggi in cerca di risposte: «Questo è un momento di testimonianza perché il cammino che tanti giovani hanno vissuto nelle diverse esperienze parrocchiali trova un momento di comunione ecclesiale – le parole del vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria -. Per questa Via Crucis abbiamo scelto un percorso simbolico dal Campidoglio alla basilica di San Giovanni per unire insieme la città di Roma e la sua Chiesa con il suo vescovo che è il Papa, perché insieme, Chiesa e società, possano camminare per servire tutti gli uomini che vivono a Roma e far comprendere loro la presenza del Risorto accanto a loro, nel loro percorso di vita comunitaria e personale». Il messaggio «che vogliamo donare ai giovani di Roma – ha continuato il presule – è che guardando il Crocifisso l’uomo può davvero comprendere la propria esistenza». Un pensiero, quindi, ai giovani che «vivono un momento di difficoltà, tipico del cammino progettuale della vita». Incontrare Cristo, ha sottolineato Leuzzi, è «la grande esperienza che permette loro di pensare ai progetti non in astratto ma in cocnreto, con il realismo della fede, affrontando le difficoltà giorno dopo giorno».

Nella basilica di San Giovanni in Laterano, tappa finale della Via Crucis, ad attendere i giovani che hanno potuto attraversare la Porta Santa, c’era il cardinale vicario Agostino Vallini: «Se Cristo non fosse risorto noi, diceva san Paolo, saremmo ancora nei nostri peccati e la fede non ci servirebbe a nulla – ha affermato prima della benedizione conclusiva – . Cristo non è morto per morire ma è morto per risorgere e per dire a tutti che anche le grandi contraddizioni e il mistero del dolore umano hanno una speranza, un futuro che non finisce nel dolore. La vita umana – ha concluso Vallini – non ha il suo termine nella morte: la morte non è l’ultima parola ma c’è la risurrezione».

21 marzo 2016