In Friuli Venezia Giulia i Blue Dot di Unicef e Unhcr per i rifugiati ucraini

Inaugurati ai valichi di frontiera di Fernetti e Tarvisio due centri di supporto per fornire una prima risposta alle persone in fuga dalla guerra. Oltre 93mila quelle già entrati nel Paese da qui

Spazi di supporto per minorenni, donne, famiglie e altre persone con esigenze specifiche: sono i Blue Dot attivati ieri, 21 aprile, da Unhcr (Agenzie delle Nazioni Unite per i rifugiati) e Unicef in Friuli Venezia Giulia, nei valichi di frontiera di Fernetti (Trieste) e Tarvisio (Udine). Sono già più di 93mila i rifugiati ucraini entrati in Italia da qui, dall’inizio della guerra, il 24 febbraio scorso, a fronte dei 100mila totali giunti nel nostro Paese, di cui oltre 50mila donne e più di 35mila bambini.

«Le persone in arrivo sono visibilmente affaticate dal viaggio e provate dal conflitto e dalla fuga. Sia durante il viaggio che una volta in Italia, sono esposte al rischio di abusi, violenza di genere, e, per i bambini, al rischio di separazione familiare», evidenziano Unhcr e Unicef in una nota. Di qui l’idea dei centri di supporto Blue Dot, avviati alle frontiere in partnership con Arci, D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), Save the Children, l’associazione Stella Polare e in stretta collaborazione con le autorità locali. L’obiettivo: fornire una prima risposta ai bisogni più urgenti delle persone in arrivo.

I Blue Dot infatti nascono come spazi di supporto per la protezione dei bambini, delle donne e delle famiglie, e sono diventati una modalità diffusa di assistenza in contesti di emergenza. Dall’inizio della crisi ucraina, le due organizzazioni delle Nazioni Unite ne hanno attivati 20 in 6 Paesi ad oggi maggiormente coinvolti dai flussi in ingresso, mentre altri 29 sono pianificati e in via di attivazione. Luoghi di ristoro a misura di donne e bambini, forniscono informazioni affidabili, anche grazie al coinvolgimento di operatori sociali, psicologi, operatori legali, e mediatori linguistico-culturali. Tra i servizi offerti, l’individuazione, l’assistenza e l’invio di minorenni a rischio – inclusi i minorenni stranieri non accompagnati – e di persone con bisogni specifici ai servizi sul territorio; primo supporto psico-sociale; consulenza legale di base.

(foto: Unhcr/Marco Albertini)

L’intervento in Italia si inserisce nel quadro della partnership tra Unicef e Unhcr siglata lo scorso marzo, finalizzata a rafforzare l’impegno congiunto a favore di rifugiati e richiedenti asilo in Italia. «Per i rifugiati il rischio di subire violenza di genere, tratta, abusi, traumi psicologici o di separarsi dalle proprie famiglie è molto alto, soprattutto alla luce del fatto che circa il 90% delle persone in fuga dall’Ucraina sono donne e bambini- evidenzia Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr  per l’Italia, la Santa Sede e San Marino -. Per questo motivo insieme ai partner abbiamo voluto dare una risposta concreta attivando i Blue Dot in frontiera: un luogo sicuro dove potranno accedere immediatamente ai servizi di cui hanno bisogno».

Anche per Anna Riatti, coordinatrice della Risposta Unicef in Italia, «in tutti i conflitti donne e bambini affrontano sempre rischi specifici. La collaborazione tra l’Unicef, l’Unhcr e le organizzazioni partner vuole garantire una risposta sistemica e integrata, attraverso un coordinamento degli sforzi a favore di tutti i rifugiati e migranti in ingresso. Lavoreremo inoltre a supporto della autorità e insieme alla comunità ucraina in Italia per garantire assistenza anche nelle fasi successive di accoglienza».

22 aprile 2022