In Francia approvata la legge di «intralcio all’aborto»

Le associazioni pro vita: «Un giorno buio per la libertà». Pena massima di due anni di prigione per chi si esprime contro l’aborto

Le associazioni pro vita: «Un giorno buio per la libertà». Pena massima di due anni di prigione per chi si esprime contro l’aborto

È stata approvata dal Parlamento francese la proposta di legge che estende il reato «di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza» anche a quei siti web nati in Francia (molti per iniziativa dei movimenti pro-life cattolici) con lo scopo di dare alle donne in attesa un luogo di ascolto. Una pena massima di 2 anni di prigione e 30mila euro di multa è prevista per chi è giudicato responsabile di diffondere «affermazioni o indicazioni tali da indurre intenzionalmente in errore, con scopo dissuasivo, sulle caratteristiche o le conseguenze mediche dell’interruzione volontaria di gravidanza».

Immediata è stata la reazione delle associazioni che nei mesi precedenti si erano fortemente battute contro l’approvazione della legge. Le prime a scendere in campo sono state le Associazioni familiari cattoliche di Francia, secondo le quali il testo di legge «crea un vero e proprio reato di opinione tanto più pericoloso quanto più la sua formulazione è vaga ed estensibile». A questo punto le associazioni pongono una serie d’interrogativi: «La testimonianza, dolorosa, su un sito web di una donna che ha abortito, sarà da domani un fatto criminale? La dichiarazione, in un incontro pubblico, secondo la quale l’aborto è l’arresto di un processo di vita, sarà considerata, come ha lasciato intendere in Assemblea il ministro della famiglia, un discorso colpevolizzante e dissuasivo e, pertanto, anch’esso soggetto a pena?».

«Non è negando i fatti – scrivono ancora le associazioni familiari – o nascondendoli dietro acronimi e discorsi ideologici, non è imbavagliando la libertà di espressione che si può diminuire il numero, molto elevato, di aborti in Francia (200mila l’anno). Non è così che si aiutano e si sostengono le donne». E ancora: «Questo è un giorno buio per il diritto alla vita. È un giorno nero per la libertà di espressione».

Ad essere messi sotto accusa dalla legge saranno i siti www.ivg.net e www.sosbebe.org che promossi da associazioni pro-life sono anche i più conosciuti e i più cliccati. Tugdual Derville è segretario generale di Alliance Vita, l’associazione che tra le varie iniziative gestisce anche il sito sosbebe.org che ogni anno registra 900mila visitatori e mette a disposizione una serie d’informazioni pratiche e utili alle donne, nonché un numero verde al quale rispondono una cinquantina di volontari. «Alliance Vita – dice Derville – non si lascerà intimidire dalle minacce e continuerà la sua missione d’informazione e sensibilizzazione per la prevenzione dell’Ivg. È una questione di giustizia e umanità».

Nel mese di novembre il presidente dei vescovi francesi, monsignor Georges Pontier, aveva inviato una lettera al presidente della Repubblica François Hollande. «L’interruzione volontaria di gravidanza – scriveva il vescovo – che lo si voglia o no, rimane un atto pesante e grave che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, sono numerose le donne che non sanno se portare a termine o meno la gravidanza e avvertono il bisogno di parlarne con qualcuno, cercare un consiglio». I siti Internet – ora incriminati – «compensano l’assenza di luoghi di ascolto» e «il loro successo prova che essi rispondono ad un’attesa». Sono luoghi che accolgono tutti: «Donne che dopo un aborto hanno bisogno di parlare; altre che poi decidono di perseverare nel loro progetto di abortire, altre ancora che scelgono di tenersi il bambino. Questa diversità di situazioni e comportamenti è resa possibile – diceva monsignor Pontier – perché questi siti garantiscono sempre spazi di libertà».

 

17 febbraio 2017