Morte tre sorelle nel camper, l’ipotesi della vendetta tra rom

L’incendio doloso al veicolo dove viveva una famiglia al Casilino 23. La Procura indaga per omicidio volontario. Il conforto del Papa: La condanna di Mattarella

L’incendio doloso al veicolo di una famiglia al Casilino 23. La Procura indaga per omicidio volontario. Il conforto del Papa. La condanna di Mattarella

Tragedia a Roma, al Casilino 23. Un incendio nella notte è scoppiato all’interno di un camper, dove viveva una famiglia rom. Nel rogo è morta una ragazza di 20 anni e due bambine di 4 e 8 anni. L’allarme è scattato intorno alle 3.15, nella notte tra martedì 9 e mercoledì 10 maggio, a via Ugo Guattari, all’interno del parcheggio di un centro commerciale. Genitori e fratelli sono riusciti a uscire dal veicolo scampando all’incendio. I superstiti riferiscono di aver ricevuto minacce. La procura di Roma intanto ha aperto un fascicolo per omicidio volontario dal momento che è stato appurato che l’incendio ha origine dolosa. Una telecamera avrebbe ripreso una persona mentre lancia contro il camper un bottiglia incendiaria. Si segue la pista di una vendetta tra rom, esclusa al momento la pista xenofoba. La famiglia Halilovic, oggetto dell’atto criminale, era stata in diversi campi da cui poi si era spostata proprio per le minacce subite e da qualche settimana viveva nel parcheggio del centro commerciale.

Papa Francesco, attraverso l’elemosiniere Krajewski che è andato sul luogo della tragedia, ha fatto pervenire alla famiglia Halilovic il suo conforto e il suo sostegno. Dura condanna da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano», ha detto parlando con i giornalisti a Bariloche, in Argentina. «È inaccettabile, chiunque sia stato occorre individuare e punire severamente i responsabili».

«Assistiamo a una nuova tragedia in questa città dopo quella di Tor Fiscale nel 2011 in cui persero la vita quattro bimbi», ha dichiarato nelle prime ore della mattina monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, quando non c’erano ancora elementi per valutare le cause del rogo. «Non ci saremmo aspettati un altro episodio del genere, ma purtroppo si è riverificato. Questo ci deve far riflettere». Per Feroci, che si è recato sul luogo dell’incendio, «serve una programmazione fatta in modo più serio e attento. Ho parlato con il sindaco e mi ha detto che l’obiettivo dell’amministrazione è il superamento dei campi. Non è una cosa semplice ma serve una progettualità a lunga gittata». Sul posto si è recato anche il sindaco della capitale, Virginia Raggi: «Esprimiamo cordoglio perché quando ci sono delle vittime si rimane in silenzio».

Indignazione è stata espressa da Lidia Borzi, presidente delle Acli di Roma. «Proviamo una profonda indignazione di fronte alla morte delle tre ragazze, avvenuta questa notte a Centocelle. Un fatto come questo non può accadere nel cuore di una capitale europea, non è accettabile morire in questo modo, abbandonati al proprio destino. Questo tragico fatto di cronaca – aggiunge Borzì – è il segnale di una dilagante indifferenza e di un forte disagio sociale che colpisce a Roma soprattutto i più fragili e quanti vivono ai margini. Le Acli, come tante altre organizzazioni sociali della città, quotidianamente fanno la propria parte, ma la buona volontà e l’impegno delle singole realtà non è sufficiente. È evidente la necessità non più rinviabile di un raccordo solido ed efficace fra le istituzioni e la società civile per ricostruire il tessuto sociale della comunità».

La Comunità di Sant’Egidio ha espresso il proprio dolore​ e la propria vicinanza alla  famiglia rom colpita dal gravissimo atto di violenza, che ha  provocato la morte di due bambine di 4 e 8 anni e ​di ​una ragazza di 20 anni.​ «Di fronte a una tragedia che lascia
sgomenti – si legge in una nota – occorre fermarsi e interrogarsi sulle condizioni di vita in cui tanti rom sono costretti a vivere​ nella capitale d’Italia, ma anche sulla diffusione di pregiudizi e di disprezzo nei loro confronti, che alimentano un vero e proprio antigitanismo. La Comunità di Sant’Egidio​,  amica dei rom, ​si stringe attorno a questo popolo, composto in larga parte di bambini, e invita tutti, istituzioni e cittadini, ad
adoperarsi per superare le cause dell’emarginazione».

Debora Diodati, presidente della Croce Rossa di Roma, propone una giornata di lutto cittadino. «Credo che di fronte alla morte delle tre sorelle la città debba fermarsi.  Dovrebbe essere indetto un lutto cittadino nei prossimi giorni. Quanto accaduto è una vera tragedia. Croce Rossa di Roma si unisce al dolore dei familiari delle giovani vittime e invita tutti a riflettere sull’urgenza di intervenire verso le condizioni di maggiore marginalità sociale che ad oggi sembrano essere vissute e affrontate in prima persona quasi esclusivamente dal lavoro messo in campo dal volontariato».

Indignazione anche da parte del Forum delle associazioni familiari del Lazio. «Episodi di tal portata non possono lasciarci indifferenti e chiedono una  assunzione di responsabilità da parte di tutta la società civile e delle istituzioni». Emma Ciccarelli, presidente del Forum, invoca «un patto tra tutte le realtà attive su questi temi nel territorio, pubbliche e sussidiarie per rigenerare la città. Roma ha bisogno di ripartire con una rinnovata energia e con solide risposte dove ciascuno, per quanto di sua competenza, sia disposto a fare la sua parte».

«La tragedia di stanotte – interviene Paolo Terrinoni, segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti – ci addolora e ci indigna profondamente, come uomini innanzitutto, e poi come cittadini di una capitale sempre più indifferente. Dove sono le istituzioni, dove è la politica che lascia che bambini di questa età, le vittime avevano tra i 4 e i 20 anni, possano vivere in un camper, senza un tetto, un’assistenza, una casa? – incalza Terrinoni -. Se accadono  drammi, tragedie immani come questa significa non solo che viviamo in una capitale  rassegnata all’egoismo e all’indifferenza, ma che i nostri modelli di accoglienza sono inadeguati per rispondere a domande di assistenza sempre più numerose e sempre più diversificate. Certi che le forze dell’ordine e la magistratura procederanno celermente per individuare le cause del rogo, riteniamo che contestualmente l’amministrazione e le forze politiche della capitale debbano aprire un immediato confronto per analizzare i nuovi perimetri dell’emarginazione sociale in una metropoli come Roma e l’adeguatezza delle risposte sociali fino ad oggi attivate».

10 maggio 2017