In disparte, per affinare l’ascolto

Conclusi a Santa Severa gli esercizi spirituali per Consiglio episcopale, prefetti e direttori del Vicariato; i laici al Maggiore. La riflessione di Pesce

La settimana appena conclusa, nella diocesi di Roma, è stata dedicata in modo particolare agli esercizi spirituali. I vescovi, i direttori degli uffici diocesani e i parroci prefetti sono stati nella Casa di Spiritualità Santa Maria Consolatrice, a Santa Severa, per sette giorni di esercizi guidati da Marina Stremfelij del Centro Aletti. Mentre ai laici dipendenti del Vicariato è stata fatta, per la prima volta, la proposta di partecipare a due giornate di esercizi guidati da monsignor Gianpiero Palmieri – finora vicegerente di Roma, nominato vescovo della diocesi di Ascoli Piceno – al Seminario Maggiore. E sono già in programma altre settimane di esercizi pensate per i presbiteri: dal 15 al 19 novembre a Sacrofano, presso la Fraterna Domus, con don Gabriele Faraghini, rettore del Seminario Romano Maggiore, per i parroci e aperti a tutti i sacerdoti; dal 21 al 27 novembre a Montefiolo, presso il Monastero della Resurrezione, con don Alessandro Palla, per i sacerdoti dal 1° al 5° anno di ordinazione; e dal 28 novembre al 4 dicembre ad Ariccia, presso la Casa Divin Maestro, con il cardinale vicario Angelo De Donatis, per i viceparroci.

«Negli stessi giorni in cui si sono svolti gli esercizi spirituali per il consiglio episcopale, i parroci prefetti e i direttori del Vicariato – riflette don Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale – si stava vivendo il pellegrinaggio della diocesi in Terra Santa; non è stata una coincidenza ma una provvidenza. Noi qui sul mare di Santa Severa per ascoltare la Parola, altri nella terra dove la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. Insieme facciamo un tratto prezioso del cammino sinodale, perché l’ascolto incomincia sempre dal silenzio e
dalla contemplazione». Prosegue con la sua testimonianza sulla settimana appena conclusa: «Ogni volta che mi capita di vedere, come in questi giorni, gli altri che pregano, contemplano, passeggiano lungo il mare, oppure guardare dal treno i contadini nel silenzio dei campi, sento forte un nuovo slancio verso la vita. Guardo e basta. Mi sembra importante questo; la prima violenza è quella dell’occhio ci dicono tante volte i vangeli, ma lo sguardo di Gesù ci può purificare tutti. Abbiamo bisogno di sguardi purificati, spirituali – prosegue -. È dal seme della spiritualità e dell’interiorità che germogliano l’amore e la carità. Senza i piccoli semi della Parola di Dio, si fa fatica, non solo nel lavoro di ogni giorno, nel matrimonio e come genitori, ma anche nella vita consacrata. Si rischia di vivere una vocazione spesso senza più radici autentiche, più facilmente preda della ricerca del potere, dell’egoismo, della mondanità e del clericalismo, vivendo un celibato e un ministero sacerdotale non come dono della Grazia ma come un vincolo senza felicità, senza amore e senza gioia».

Nelle parole di Pesce, «non dobbiamo aver paura dei nostri occhi malati o del nostro ascolto a volte parziale, perché nel momento in cui facciamo esperienza di tutto questo, si manifesta la potenza di Dio che non ci lascia soli, e fa germogliare e crescere il seme. Quando potremo gustare frutti maturi? La risposta più semplice e più vera è: ogni giorno. Ci vengono offerti in tanti modi diversi, dalle persone che incontriamo. Per gustarli però bisogna fare un lavoro di rinuncia, eliminare tanti preconcetti, buttare via tanta zavorra, per restare quasi a mani vuote, cioè libere per accogliere il dono, anzi il donatore. Gesù – osserva – ce lo ha detto chiaramente: “Non portate borsa né sacca né sandali” (Lc 10,4). Non lasciamoci mai condizionare dai mezzi che abbiamo in mano; andiamo prima di tutto con la forza della fede incontro al dolore di ogni uomo che attende una Parola di Speranza. “L’angelo del Signore tornò una seconda volta, lo toccò, e disse: Alzati e mangia, perché il cammino è troppo lungo per te”.( 1 Re19,7) Abbiamo pregato in questi giorni , con questo bel testo prima di ogni meditazione. Che sia per ognuno di noi esperienza quotidiana tornando nel servizio attivo del nostro ministero – l’auspicio -. Ci basta il tocco di Gesù, come quello della mamma che sveglia il suo bambino: alzati, sorgi che è giunta l’ora. Ci basta la Sua Parola che si fa cibo».

15 novembre 2021