In cattedrale i funerali di monsignor Vincenzo Zinno, «innamorato della Parola»

A lui si deve la sistemazione del Museo della basilica lateranense, inaugurato da san Giovanni Paolo II. Le esequie presiedute da De Donatis

«Perché mi considero parte della Chiesa Cattolica, ogni credente è da me considerato parente stretto». Lo ripeteva spesso monsignor Vincenzo Zinno, canonico camerlengo e prefetto del museo della basilica di San Giovanni in Laterano, morto il 9 giugno a 90 anni, compiuti nel marzo scorso. I funerali, presieduti dal cardinale vicario Angelo De Donatis, si sono svolti ieri pomeriggio, 10 giugno, nella cattedrale di Roma. Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato i membri del capitolo della basilica lateranense e il vescovo Paolo Ricciardi, ausiliare delegato per la pastorale sanitaria. Il porporato ha ricordato il sacerdote «sempre attento al bene comune, che si è prodigato con passione e decoro in ogni impegno pastorale» che ha svolto in diocesi in 66 anni di sacerdozio.

Ordinato il 18 aprile 1954, aveva iniziato il suo servizio presbiterale come prefetto al Pontificio Seminario Romano Minore. Poi era stato vice parroco e «parlava con ilarità di quegli anni che hanno segnato il suo sacerdozio», ha ricordato De Donatis. Dal 1965 «ha svolto con generosità e passione» il suo ministero di parroco, prima a San Damaso, dove è rimasto fino al 1988, poi nella parrocchia di Santa Maria in Domnica alla Navicella, che ha guidato fino al 2003. Nel 2005 è stato nominato canonico a San Giovanni in Laterano.

Sulla bara, ai piedi dell’altare, la berretta nera di monsignor Vincenzo Zinno, la stola e il Vangelo. «Era innamorato della Parola di Dio», ha proseguito il cardinale vicario ricordando il tempo, lo studio, la preghiera e la meditazione che precedevano la preparazione di ogni omelia predicata con parole semplici ma profonde da don Vincenzo, il quale ha partecipato assiduamente agli incontri di lectio divina. Immerso nella Parola diceva di trovare la serenità e la grazia per superare anche i momenti difficili. «Aveva il gusto della predicazione ed era molto critico nei confronti di chi non annunciava bene», ha sottolineato De Donatis. Per la liturgia è stato scelto il Vangelo delle beatitudini che don Vincenzo «ha meditato tante volte, accogliendole nella sua vita». Tra le “beatitudini” di monsignor Zinno, il cardinale ha ricordato la sua costante attenzione verso le esigenze dei più vulnerabili, che lo aveva portato più volte a sostenere molteplici realtà missionarie in Africa.

Museo della basilica lateranense
Museo della basilica lateranense, inaugurato nel 1984

La pandemia di Covid-19 che ha colpito il mondo «ci mette davanti agli occhi la realtà di sorella morte – ha detto ancora il cardinale nella sua meditazione -. In questo momento tutti sentiamo la sofferenza per la perdita di un amico che ha fatto tanto bene a chi lo ha avuto vicino. Ma troviamo conforto nella Parola di Dio che con la sua carità ha spezzato il giogo della morte e ci ha aperto le porte della vita».  Ogni compito che gli veniva affidato, ha proseguito ricordando don Vincenzo, lo portava a termine con «tenacia, dedizione, dedicazione e sacrificio», come ha dimostrato nella sistemazione del Museo della basilica, realizzato nel 1984 e inaugurato da san Giovanni Paolo II. Animato da una fede «schietta e limpida» ha vissuto fino alla fine affidandosi alla volontà di Dio. «Ci lascia un grande esempio – ha concluso De Donatis -. Si è preparato al suo appuntamento con il Signore lasciando nelle sue ultime volontà indicazioni precise per le sue esequie. Ha vissuto sempre con grande normalità una fede impastata di fedeltà a Dio».

11 giugno 2020