In Afghanistan oltre 1 milione di ragazze senza scuola secondaria

Il dato, riferito dall’Unicef, relativo agli ultimi tre anni. Il vicedirettore Abdi: «Sosteniamo la piena inclusione di ragazze e donne nella vita pubblica, in particolare nell’istruzione»

La scuola secondaria è un’opportunità sfumata, negli ultimi tre anni, per oltre 1 milione di ragazze afghane. Solo nel 2023, se l’istruzione secondaria rimarrà chiusa, 215mila di loro che hanno frequentato il sesto grado l’anno passato vedranno ancora una volta negato il loro diritto all’apprendimento. Sono le stime fornite dal vicedirettore generale Unicef Omar Abdi, durante la conferenza stampa di ieri, 31 gennaio, nella sede delle Nazioni Unite. Non mancano segnali positivi, come le circa 200mila ragazze che nonostante i divieti continuano a frequentare le scuole secondarie in 12 province. O il fatto che nell’ultimo anno il numero di classi per l’istruzione su base comunitaria che si svolgono in case private/luoghi pubblici è raddoppiato, passando da 10mila a 20mila. Classi che ospitano circa 600mila bambini, di cui il 55% sono ragazze.

«Oltre a chiedere l’abrogazione del divieto di lavorare in Afghanistan per le operatrici umanitarie delle ong nazionali e internazionali – ha riferito Abdi -, abbiamo chiesto e sostenuto la piena inclusione delle ragazze e delle donne nella vita pubblica, in particolare nell’istruzione pubblica secondaria e terziaria». Con il provvedimento del 20 dicembre scorso infatti, che impedisce alle donne di frequentare l’università e i centri di istruzione, «le speranze delle ragazze e delle donne afghane di imparare e lavorare sono state nuovamente stroncate. Siamo molto preoccupati per lo sviluppo delle ragazze e delle donne, in particolare per la loro salute mentale», sono le parole del vicedirettore generale Unicef.

Nonostante tutto però il popolo afghano non si è arreso: lo dimostrano le 200mila ragazze ancora nelle scuole secondarie, così come il fatto che «le insegnanti di scuola secondaria continuano a ricevere lo stipendio dall’autorità de facto – ha rilevato ancora Abdi -. I funzionari che abbiamo incontrato a Kabul la scorsa settimana hanno ribadito di non essere contrari all’apprendimento delle ragazze nelle scuole secondarie e hanno promesso nuovamente di riaprire le scuole una volta che le direttive saranno approvate dal loro leader – ha aggiunto -. Questi segnali positivi sono il risultato sia dell’impegno delle autorità de facto sia della pressione delle comunità locali per mantenere aperte le scuole e le classi su base comunitaria. Finché le comunità continueranno a chiedere l’istruzione, dobbiamo continuare a sostenere sia l’istruzione pubblica che le altre forme di istruzione: classi per l’istruzione su base comunitaria, classi di recupero, formazione professionale. Senza l’istruzione – è la conclusione del vicedirettore generale Unicef -, c’è poca speranza per un futuro migliore per le ragazze e le donne dell’Afghanistan».

1° febbraio 2023