«Pieno dissenso e forte preoccupazione». Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) usa queste parole per commentare la proposta di aumento del numero dei Cie annunciata dal ministro dell’Interno Marco Minniti e il rafforzamento dei pattugliamenti «per il rintraccio degli stranieri e allontanamento degli irregolari dal territorio nazionale» deciso dal capo della Polizia Franco Gabrielli. «Ci attendevamo dal nuovo ministro – dichiara il presidente don Armando Zappolini – un cambio di rotta rispetto alle politiche sull’immigrazione seguite dal nostro Paese, in particolare per quanto riguarda il sistema di accoglienza. Invece, i primi segnali vanno in direzione di un inasprimento di misure che si sono dimostrate totalmente fallimentari». I Cie infatti, prosegue Zappolini, «non assicurano soluzioni ma solamente restrizioni di fondamentali diritti soggettivi e complicazioni giuridiche di vario genere, e alimentano un clima di caccia all’uomo e di xenofobia già oggi sopra il livello di guardia».

Per il sacerdote «il problema fondamentale è che continuiamo a gestire un fenomeno strutturale come le migrazioni con una legge, la famigerata Bossi-Fini, che si proponeva solo di conquistare facili consensi invece di confrontarsi realmente con questa sfida epocale, garantendo dignità ai migranti e, contemporaneamente, sicurezza per tutti». Il Cnca chiede, «invece di inseguire paure e risentimenti, che il governo abbia la lungimiranza e il coraggio di convocare un tavolo nazionale aperto alle istituzioni nazionali e locali, alle organizzazioni del terzo settore e alle comunità migranti, al sindacato e alle forze dell’ordine, per costruire insieme strumenti legislativi e prassi territoriali che, da una parte, permettano di allontanare chi non ha intenzione di vivere positivamente nel nostro Paese, ma dall’altra offrano un’occasione reale e concreta alle persone migranti che in Italia vogliono costruire una nuova vita per sé e per la propria famiglia».

4 gennaio 2016