Immacolata, Francesco: «Anticorpi contro i virus di indifferenza e paura»

Appello di Francesco per Roma nell’omaggio di piazza di Spagna. Il pensiero a cittadini e immigrati. Poi la visita al santuario mariano di Sant’Andrea delle Fratte

Indifferenza, maleducazione civica, paura del diverso e dello straniero, conformismo travestito da trasgressione, ipocrisia. Nel giorno dell’Immacolata, Francesco chiede alla Vergine di liberare la città di Roma dai «virus dei nostri tempi» attraverso «gli anticorpi che vengono dal Vangelo». Poco prima delle 16, il tratto di strada che collega il Traforo Umberto I, passando per via dei Due Macelli, fino a piazza Mignanelli, un rettilineo di 500 metri nel cuore della città, si è riempito di fedeli in attesa di poter salutare il Papa.

Non il cielo grigio, le nuvole pesanti e il freddo hanno impedito a migliaia di cittadini romani e di turisti di essere presenti, anche quest’anno, al tradizionale omaggio del Papa alla statua dell’Immacolata. Prima di arrivare in piazza con qualche minuto di anticipo sulla scaletta ufficiale, il pontefice visita la basilica di Santa Maria Maggiore, dove rimane in preghiera davanti all’immagine mariana della «Salus Populi Romani». Ad accogliere Francesco, ai piedi della colonna progettata dall’architetto Luigi Poletti, per la prima volta dalla sua nomina a vicario, l’arcivescovo Angelo De Donatis, e il sindaco Virginia Raggi, con cui il Papa scambia sorridente alcune battute. Per Bergoglio è invece il quinto anno che «come vescovo di Roma – ricorda nella preghiera alla Vergine – vengo a renderti omaggio a nome di tutti gli abitanti di questa città».

Con Francesco, il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie monsignor Guido Marini, l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, e il prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo Georg Gänswein. Il Papa ringrazia l’Immacolata per la «costante premura con cui accompagni il nostro cammino, il cammino delle famiglie, delle parrocchie, delle comunità religiose; il cammino di quanti ogni giorno, a volte con fatica, attraversano Roma per andare a lavoro». Il pensiero va anche a «malati, anziani, poveri, persone immigrate qui da terre di guerra e di fame». E ancora il grazie «perché, appena rivolgiamo a te un pensiero o uno sguardo o un’Ave Maria fugace, sempre sentiamo la tua presenza materna, tenera e forte».

Poi la supplica all’Immacolata: «Aiuta questa città a sviluppare gli “anticorpi” contro alcuni “virus” dei nostri tempi: l’indifferenza, che dice: “Non mi riguarda”; la maleducazione civica che disprezza il bene comune; la paura del diverso e dello straniero; il conformismo travestito da trasgressione; l’ipocrisia di accusare gli altri, mentre si fanno le stesse cose; la rassegnazione al degrado ambientale ed etico; lo sfruttamento di tanti uomini e donne». Il Pontefice chiede aiuto per «respingere questi e altri virus con gli “anticorpi” che vengono dal Vangelo». E per assumerne in dosi adeguate diventa indispensabile l’aiuto quotidiano delle Scritture: «Fa’ che prendiamo la buona abitudine di leggere ogni giorno un passo del Vangelo e, sul tuo esempio, di custodire nel cuore la Parola, perché come un buon seme, porti frutto nella nostra vita». Un frutto visibile, capace di cambiare l’esistenza come avvenne «175 anni fa, a poca distanza da qui, a Sant’Andrea delle Fratte» con Alfonso Ratisbonne.

«In quel momento da ateo e nemico della Chiesa divenne cristiano». A lui «ti mostrasti come Madre di grazia e di misericordia». Al termine dell’atto di venerazione, Francesco saluta, benedice, ringrazia personalmente gli oltre cento malati e disabili che grazie all’Unitalsi hanno partecipato al pomeriggio in piazza di Spagna. Poi, a piedi, lungo una via di Propaganda assiepata di fedeli a caccia di selfie o di una stretta di mano, il pontefice raggiunge la basilica di Sant’Andrea delle Fratte per un omaggio, lontano dalle telecamere, al quadro della «Madonna del Miracolo» nell’anniversario dell’apparizione ad Alfonso Ratisbonne. «Concedi anche a noi – l’invocazione di Francesco all’Immacolata – di fissare lo sguardo sulle tue mani aperte, che lasciano scendere sulla terra le grazie del Signore, e di spogliarci di ogni orgogliosa arroganza, per riconoscerci come veramente siamo: piccoli e poveri peccatori, ma sempre tuoi figli».

 

11 dicembre 2017