Ilaria Salis, Acli: «Trattamento disumano inaccettabile»

Il presidente Manfredonia: «Davvero possiamo permettere che un Paese che fa parte dell’Unione Europea possa trattare un cittadino europeo in questo modo?»

Non si placa l’eco destata dalle immagini di Ilaria Salis, la 39enne italiana detenuta in Ungheria, condotta in tribunale a Budapest al guinzaglio, incatenata ai polsi e alle caviglie, che hanno fatto rapidamente il giro del mondo. «Inaccettabili», le definisce Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli e Federazione Acli internazionali. Soprattutto «per una Europa fondata sui diritti dell’uguaglianza e sul rispetto per la vita».

Salis è detenuta da quasi 12 mesi, accusata di aver aggredito, nel febbraio 2023, due estremisti di destra nella Capitale ungherese. Ora viene processata dopo una detenzione da varie voci giudicata durissima. «Davvero possiamo permettere che un Paese che fa parte dell’Unione Europea possa trattare un cittadino europeo in questo modo?», prosegue Manfredonia, citando proprio le testimonianza del padre, che racconta le condizioni di vita nel carcere di Budapest che Ilaria sta affrontando Salis: «Segregazioni ed umiliazioni che vanno oltre qualunque accusa di reato – riferisce il presidente Acli -. Una vergogna di cui noi europei dobbiamo farci carico e ancora di più le istituzioni. Non è solo una mera vicenda che riguarda il trattamento dei detenuti, c’è un risvolto politico profondo su ciò che significa l’applicazione dei diritti umani che per l’Europa è fondante».

31 gennaio 2024