Il vescovo Staglianò: «Il primo e unico vero artista è Dio»

Nella solennità dell’Immacolata, la prima Messa del presule come nuovo rettore di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli artisti. Maria, «paradigma dell’umanità»

Celebrando la prima Messa come nuovo rettore della basilica di Santa Maria in Montesanto, nel rione Campo Marzio, ieri, 8 dicembre, il vescovo Antonio Staglianò ha auspicato anzitutto la condivisione di «un cammino proficuo in cui di domenica in domenica i fedeli cattolici imparano non tanto la devozione, importante e bellissima, ma l’incontro con Dio calato nella nostra vita». Il presule, presidente della Pontificia accademia di teologia (Path) a cui la cosiddetta chiesa degli artisti «è stata affidata dal Papa come un grande dono», nella sua omelia ha sottolineato come «il primo e unico vero artista è Dio, che ha creato delle opere d’arte, e la prima è Maria, l’Immacolata, nel cui grembo 2000 anni fa è venuto l’uomo Gesù di Nazareth».

L’immacolata, dunque, ha continuato Staglianò, «è un vero capolavoro che ci mostra quello a cui siamo destinati» laddove «il dogma non è un’imposizione ma funge a noi da specchio» nel quale «mediante la nostra razionalità riusciamo a comprendere come Maria ci apre a un mondo di rara bellezza». Infatti, sono ancora le parole del vescovo, «l’Immacolata dice la nostra origine e la nostra destinazione. L’origine è dentro l’amore di Dio che ama nell’eterno: ben prima del peccato, di ogni peccato, c’è la grazia e la misericordia di Dio», perciò «non dobbiamo avere paura perché siamo custoditi da Dio, dal Suo amore e dalla Sua misericordia», ha spiegato.

(foto: Chiesa degli artisti)

Ancora, per Staglianò il Vangelo dell’Annunciazione è paradigmatico perché l’umanità di Maria «comprende e non comprende le parole dell’angelo e comunque interroga e così interroga anche la nostra fede», a dire che «tu devi credere ponendoti delle domande. La nostra fede è tale se si interroga, se vuole sapere, se è aperta al mistero». Maria, poi, «si affida e nella fede chiede che avvenga soprattutto tutto quello che ancora non riesce a capire». Proprio per questo esempio di affidamento, pur nella non totale comprensione degli eventi, «se guardo all’Immacolata capisco di che pasta sono fatto – ha chiosato Staglianò -: sono un essere umano chiamato a restare umano, guardando all’umanità vera e nobile dell’Immacolata, e a partecipare con solidarietà al dolore dell’umanità, avendo occhi per il dolore e la sofferenza degli altri».

Ancora, il presule ha invitato ciascuno a ricordare che «tutti siamo artisti perché siamo chiamati a fare della nostra vita un capolavoro e cioè siamo chiamati ad amare poiché siamo amore che dobbiamo donare a tutti», laddove «amare è un’arte da diffondere», mediante la quale «rigenereremo l’umanità e saremo felici e gioiosi come Dio promette: solo amando troverai la tua gioia in quello che fai».

Al termine della celebrazione, a nome di tutti gli artisti lo scultore Giuseppe Fata ha donato al nuovo rettore una sua opera «che rappresenta il volto immacolato della Vergine Maria», ha illustrato. In conclusione, la recita della preghiera degli artisti e una supplica a Maria.

9 dicembre 2024