Il vescovo Padovese e suor Mainetti, testimoni del «dono di sé»
Gli anniversari della morte ricordati in una celebrazione eucaristica con il vescovo Palmieri, promossa dal Gruppo Nuovi Martiri. Il vicario apostolico dell'Anatolia fu ucciso dal suo autista in Turchia; la religiosa fu accoltellata da tre ragazze dopo un rituale satanico
Monsignor Luigi Padovese e suor Maria Laura Mainetti hanno impostato la loro vita «sulla logica del dono di sé». Rappresentano «due figure luminose che hanno sparso il sale sulla terra», hanno sperimentato la sovrabbondanza dell’amore di Dio che non li ha mai fermati, neanche davanti alla paura della morte. Così il vescovo Gianpiero Palmieri ha ricordato ieri, 9 giugno, monsignor Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia ucciso dal suo autista, affetto da disturbi mentali, nella sua casa a Iskenderun, in Turchia, il 3 giugno 2010, e suor Mainetti, religiosa della Congregazione delle Figlie della Croce, accoltellata da tre ragazze al termine di un rituale satanico il 6 giugno 2000.
I due anniversari sono stati ricordati con una celebrazione eucaristica nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, promossa dal Gruppo Nuovi Martiri, costituito dalle associazioni “Finestra per il Medio Oriente” e “Archè”, dalla parrocchia Sant’Innocenzo I Papa e San Guido Vescovo – rappresentata sull’altare dal parroco don Massimiliano Testi – e dalla Comunità Missionaria di Villaregia, con il responsabile della sede romana padre Alessio Meloni tra i concelebranti. Sull’altare con il vescovo Palmieri anche padre Luca Bianchi, preside dell’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum.
«Niente può arrestare le vicende della vita e della morte di chi si lascia coinvolgere dal movimento di Dio del dono di sé», ha affermato il presule, ricordando che durante una confessione un sacerdote invitò suor Maria Laura a fare della sua vita una cosa bella per gli altri. «Lo ha fatto fino alla fine – ha detto -. Neanche il tranello delle tre ragazze ha scalfito il suo desiderio di donarsi al prossimo». Così monsignor Padovese, che ha versato il proprio sangue «sulla terra tanto amata di Turchia in cui declinava l’alfabeto del dialogo e coniugava i verbi del rispetto, della riconciliazione e della pace».
Padovese diresse per 17 anni l’Istituto di spiritualità della Pontificia Università Antonianum, dove fu anche professore titolare della cattedra di patristica. Il 3 aprile 2010, esattamente due mesi prima della morte, scrisse una lettera a suor Chiara Laura Serboli, abbadessa del Monastero Santa Chiara di Camerino, in occasione della canonizzazione di Camilla Battista da Varano. Nello scritto riproponeva l’esempio di perdono e riconciliazione che la santa visse quando la sua famiglia venne sterminata, mettendo in luce «la fecondità del perdono di fronte alla sterile alternativa dell’odio e della vendetta». Il perdono è stato il testamento lasciato anche da suor Mainetti, la quale ripeteva la frase «Signore perdonale» mentre le tre giovani, all’epoca dei fatti minorenni, la colpivano con ferocia.
Ha ricordato Padovese anche il vescovo ausiliare di Milano Paolo Martinelli, che ha ha messo in risalto il suo essere sempre «solare, lieto e sereno anche nelle tribolazioni. Era un uomo di scienza, di sapienza, di comunione – ha detto -, che ha tanto amato l’ecumenismo».
Nell’aula liturgica di Santi Fabiano e Venanzio sono stati installati pannelli che ritraggono cento testimoni della fede tra i quali spicca don Andrea Santoro, che ha guidato la parrocchia dal 1994 al 2000. Sacerdote romano fidei donum, fu ucciso il 5 febbraio 2006 a Trebisonda, in Turchia. L’attuale parroco don Fabio Fasciani ha annunciato che «al più presto» il corpo di don Andrea sarà traslato dal cimitero del Verano alla chiesa. «Speriamo che si concluda a breve la prassi civile per avere questa ulteriore testimonianza in casa – ha affermato -: un faro che si accende e ci indica la strada da percorrere». Per Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, sarà «l’occasione per tanti di portargli un saluto e stargli più vicino». La donna ha conosciuto anche monsignor Padovese: un uomo «tranquillo e di pace – lo ha ricordato -, che amava il dialogo interreligioso».
10 giugno 2020