Il “testamento” di Paolo Dall’Oglio, a 10 anni dal rapimento in Siria
Presentato il volume a cura di Maffezzoli che raccoglie i discorsi del gesuita scomparso a Raqqa nel 2012. La celebrazione con Parolin: «Chiediamo speranza»
Dieci anni in attesa di una verità che tarda ad arrivare. È il tempo trascorso dalla scomparsa di padre Paolo Dall’Oglio, rapito il 29 luglio del 2013 a Raqqa, nel nord della Siria. «Sono dieci anni di attesa, di ricerche e di sospiri», ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, durante la celebrazione eucaristica che sabato scorso, 29 luglio, ha presieduto all’interno della chiesa di Sant’Ignazio dopo la presentazione del libro “Il mio testamento”: un volume che raccoglie gli ultimi discorsi di Padre Dall’Oglio. «Siamo radunati intorno all’Eucaristia per chiedere speranza», ha proseguito Parolin ricordando l’opera di padre Dall’Oglio e la comunità monastica di Deir Mar Musa da lui fondata e aperta all’ospitalità, all’ecumenismo e al dialogo con l’Islam.
Quella di padre Paolo fu un’opera di pace. «È stato un uomo di dialogo ed è importante che il suo messaggio continui a essere ripreso e diffuso», ha detto il cardinale, che più volte nel suo intervento ha citato la «martoriata» Siria. È il Paese vittima di una guerra senza fine. Ma è anche il Paese d’adozione di padre Dall’Oglio. Fu per la pace in Siria che il gesuita si impegnò a partire dal 2011 per poi essere costretto a lasciarla a causa delle sue posizioni politiche. Dal suo rapimento, il 29 luglio 2013, non si sa più nulla. «In questi anni sono stati fatti tanti appelli, soprattutto dal Santo Padre Francesco – ha detto durante la sua omelia il segretario di Stato vaticano -. Li ripetiamo davanti all’altare affinché ci si adoperi con ogni mezzo per il ritrovamento di padre Paolo e degli altri scomparsi. Fosse anche solo per compiere quel gesto di pietà che non si può negare a nessuno ovvero quello di piangere dando una sepoltura dignitosa ai loro corpi».
Le notizie sulla morte del gesuita romano, infatti, non sono mai state confermate. Così come assenti sono le prove della sua sopravvivenza. «Tutte le informazioni che sono state date, sono state vaghe», ha ricordato Parolin prima della celebrazione: «Cerchiamo di scoprire tutte le piste che possono aprirsi», ha aggiunto all’interno della chiesa di Sant’Ignazio che, nel decimo anniversario dalla scomparsa del gesuita, si è prestata a essere luogo di incontro tra alcuni membri della comunità di Deir Mar Musa e i molti affetti che padre Paolo aveva a Roma. «Siamo qui per rinnovare il dolore della sua assenza, ma anche per mantenere vivo il valore altissimo della sua testimonianza», ha ricordato Luigi Maffezzoli, giornalista e curatore del primo volume che raccoglie le conferenze di padre Paolo e che ospita la prefazione di Papa Francesco. Il Santo Padre ha descritto come «profetici» alcuni passaggi di un testo che tanto somiglia a un «testamento spirituale».
È un testamento vivo che la comunità di padre Dall’Oglio intende diffondere provando a non interrompere l’opera di dialogo avviata in Siria. «L’eredità lasciata da Paolo siamo noi, la sua comunità», ha detto padre Jihad Youssef, superiore della comunità monastica Deir Mar Musa. «Siamo noi che abbiamo capito la portata dell’esistenza di una persona del genere», ha proseguito ricordando l’impegno per un’armonia islamo-cristiana portato avanti dal gesuita. È tutto contenuto in quei discorsi tenuti con un arabo fluente da padre Dall’Oglio. «Quando ho cominciato a riascoltare le sue conferenze per trascriverle, sentivo che la cosa era più grande di me», ha confessato Adib al-Khoury, direttore della casa editrice della comunità Deir Mar Musa. Nelle sue parole c’è il segno che padre Dall’Oglio ha lasciato in molti. «Mentre rileggevo le sue parole in arabo, potevo riascoltarlo, rivedere il suo volto e il movimento delle sue mani. Rileggendo le sue parole mi rendevo conto di avere in mano un lascito, un testamento spirituale», ha raccontato Elena Bolognesi, redattrice e traduttrice in italiano del testo.
Quel lascito riecheggia nella chiesa di Sant’Ignazio mentre i turisti affollano le navate. «Paolo appartiene a quella categoria di giganti le cui intuizioni sono ancora poco assimilate e messe in pratica», è il messaggio inviato da padre Arturo Sosa, preposito generale della Compagnia di Gesù, per il decimo anniversario della scomparsa di padre Dall’Oglio: «Continueremo a chiedere di conoscere tutta la verità sulla sua sorte, perché non possiamo rassegnarci al tempo che passa», ha concluso.
31 luglio 2023